Abbiamo proposto e continuiamo a proporre che debba essere individuata una funzione primaria, che noi indichiamo nella nuova sede del Museo Civico di Storia Naturale, supportato da attività connesse, quali biblioteca, librerie specializzate, laboratori didattici, strutture per l'accogflienza e la ristorazione.

La proposta di finanza di progetto dell'ATI Contec-Rizzani de Eccher risale a più di 4 anni fa. La proposta, inizialmente relativa a tutto il complesso, si è progressivamente modificata limitandosi ai 2/3 dello stesso. L'importo dell'intervento (inizialmente di circa 45 milioni di euro) si è così ridotto a 27,5 milioni; il corrispettivo previsto a carico del Comune era di 12 milioni, oltre alla cessione del diritto di superficie per 99 anni di circa metà (tutta la Corte centrale) della parte restaurata.

La proposta era palesemente illegittima, come da noi denunciato all'ANAC nel luglio 2015. Qualche mese più tardi, nel settembre 2015, dopo più di tre anni dall'inizio della procedura, il privato si è, guarda caso, ritirato perché ha riscontrato e comunicato per iscritto la non asseverabilità del piano economico finanziario.

La notizia di tale ritiro stranamente è stata fatta filtrare alla stampa locale solo dopo due/tre mesi e solo il 17 marzo scorso la rinuncia del proponente è stata recepita formalmente con delibera.

Esattamente 4 giorni dopo, il 21 marzo, nella insolita cornice "fuori porta" della Villa Reale di Monza, chiaramente inadatta ad una presentazione "pubblica" alla cittadinanza di Verona, un nuovo gruppo privato, formato ancora una volta da Contec, supportata questa volta da uno studio professionale di Genova (5+1AA) ed affiancata da Italiana Costruzioni, ha presentato una nuova proposta di finanza di progetto.

la legge (art. 153, comma 19, del DPR 163/2006) prevede che la proposta sia composta da:

• Progetto preliminare

• Piano economico finanziario asseverato

• Bozza di convenzione

• Specificazione delle caratteristiche del servizio e della gestione.

In assenza della pur necessaria documentazione integrativa, pur sulla base delle sole informazioni ricavabili dalla presentazione, si può esprimere un primo ponderato giudizio.

Architettonicamente la proposta appare essere la gemella della prima proposta Rizzani de Eccher. Al di là del nostro giudizio negativo, non crediamo che si possa oggettivamente pensare che sia ammissibile questa nuova proposta, assai più impattante della precedente, dato che non solo snatura il "genius loci" del complesso, ma incrementa di molto la superficie coperta, aggiunge volumi nuovi e raggiunge altezze imbarazzanti, pari a quelle dei condomini di B.go Trento, nell'ordine del doppio dell'attuale Arsenale.

Ma, al di là dei paroloni usati, diciamo con una certa forzatura ed esagerazione, dal proponente (Arsenale Parco dell'Arte Contemporanea), questa copertura della Corte centrale appare invece funzionale soprattutto al centro commerciale, che verrebbe costituito dai circa 6.500 m² della totalità degli edifici della Corte (Grande Centro Commerciale ai sensi della Legge della Regione Veneto n. 50 del 2012).

La affermata preponderanza delle mostre d'arte appare invero singolare, quando si pensi che tali spazi, necessariamente estemporanei, sarebbero quelli coperti dalla "chimerica" copertura in vetro, di circa 4.000 m², a fronte degli spazi commerciali ben superiori e pari a circa 6.500 m².

A noi, francamente, appare un vero e proprio centro commerciale con una importante hall (la parte vetrata) necessaria per una migliore fruizione dei vari negozi.

In conclusione, in tutto il complesso, gli spazi commerciali e direzionali occupano ben di più del 50% delle superfici disponibili e, nel resto delle stesse, sono previste soprattutto generiche attività culturali e formative.

E poi, dove verranno spostati gli spazi di circa 3.500 m², attualmente usufruiti dal Museo di Storia Naturale e chi ne pagherà il trasloco?

Passando poi agli aspetti economici, sembra (da quello che riferisce la stampa) che, come corrispettivo, il privato chieda ancora una volta 12 milioni di euro, ma non conceda più alcuno spazio in diritto di superficie.

Si limiterebbe a proporre la gestione dell'intero complesso per una cinquantina d'anni, a fronte del tempo doppio richiesto da Rizzani per il diritto di superficie, che si riferiva, comunque, a circa 1/3 dell'Arsenale, mentre i restanti 2/3, solo in parte restaurati, sarebbero rimasti pubblici.

Il tempo in cui l'Arsenale rimane in mano al privato si dimezzerebbe.

Bene! Però, la quota parte di fatto sottratta al pubblico triplicherebbe, riguardando il 100% del complesso!

Ma è necessario che la destinazione a servizio pubblico sia chiara e preponderante e che la quota a carico del Comune o la capitalizzazione della rendita derivante dai servizi privati, di fatto integrativa del corrispettivo finanziario versato direttamente dal Comune, sia inferiore al 50% della spesa!

Quindi, per poter valutare la legittimità, bisogna giocare a carte scoperte e non limitarsi a slogan e ad atti di fede.

Non si può dimenticare poi il grave ritardo nella definizione, a seguito di una discussione pubblica mai neppure iniziata, di un piano di utilizzo complessivo dell'Arsenale.

È fondamentale, quindi, che la presentazione della nuova proposta sia l'occasione di dibattere seriamente sulle destinazioni d'uso, senza limitarsi a chiosare la proposta venuta dall'esterno e che, con tutta evidenza, è basata su di una "ratio" sostanzialmente di tipo economicistico.

In buona sostanza abbiamo proposto e continuiamo a proporre che debba essere individuata una funzione primaria, che noi indichiamo nella nuova sede del Museo Civico di Storia Naturale, supportato da attività connesse, quali biblioteca, librerie specializzate, laboratori didattici; tale attività primaria potrebbe essere integrata da attività di tipo complementare, di tipo pubblico, ma anche privato, quali attività di ristoro, luoghi per lo spettacolo, luoghi per riunioni ed attività di socializzazione, luoghi plurifunzionali per esposizioni temporanee e per manifestazioni, spazi per attività di interesse specifico dei giovani quali start/up, fab/lab ecc.

Gli spazi aperti (circa quattro ettari) dovranno, comunque, essere destinati a parco pubblico.

Per fare tutto questo è necessario e possibile utilizzare le cospicue somme, superiori a 12 milioni di euro, poste a bilancio dall'Amministrazione comunale.

La cronologia dei lavori dovrebbe prevedere prioritariamente la realizzazione urgente degli interventi necessari per il risanamento e la messa in sicurezza del complesso, per cui è sufficiente una frazione minore delle somme a disposizione, ottemperando così ai precisi obblighi di legge gravanti sull'Amministrazione comunale e come già richiesto anche dalla Soprintendenza, ormai da molto tempo.

L'Amministrazione comunale dovrebbe anche redigere il progetto della sistemazione globale del verde da attuarsi in tempi brevi, dando così ai cittadini la possibilità di fruire di un parco di quattro ettari nel cuore della città.

COMITATO PER L'ARSENALE DI VERONA

Documento completo: Comm_cons_160412 (1)

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