Trump abbandona l’accordo di Parigi, l’Europa difende a spada tratta gli accordi, la Cina si propone come paladina degli accordi sul clima, i politici italiani giurano fedeltà agli accordi. Ma poi nella realtà come funziona?

Gli americani hanno uno strano concetto di libertà e di democrazia.

La libertà in America è stata concepita fin dall’inizio come la facoltà quasi illimitata di utilizzare uomini, territori e risorse. La democrazia è sempre stata associata al reddito e, caso mai, al censo. Conta molto chi ha grandi ricchezze, non conta nulla chi non possiede nulla.

George W. Bush ha governato l’America dal 2001 al 2009 dopo aver battuto Al Gore, il candidato presidente che più di ogni altro si è speso per la causa ambientalista. Durante la sua prima visita presidenziale in Europa nel giugno 2001, Bush venne fortemente criticato per il suo rifiuto di aderire al Protocollo di Kyoto, che prevedeva la riduzione nelle emissioni di anidride carbonica nell'atmosfera.

Nell’ottobre 2001 parte l’offensiva americana in Afghanistan. Nel gennaio 2002 Bush lancia la sua campagna contro l’Asse del Male, che vedeva riuniti in unico complotto l’Iraq di Saddam Hussein, l’Iran Khomeinista e la Corea del Nord, indicati come “Stati canaglia”. Mel marzo del 2003 gli Usa invadono l’Iraq con l’intento di spodestare il dittatore Saddam Hussein.

Nel 2002 Bush taglia i finanziamenti al Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione (UNFPA) e impone una tassa sull’importazione acciaio e di legname dal Canada. Nel 2003 invia truppe americane ad Haiti e in Liberia. Sostiene con ricchi finanziamenti i partiti di opposizione in Georgia ed Ucraina.

Trump sta semplicemente calcando le orme del suo predecessore repubblicano. Lo fa con gli accordi sul clima e lo farà anche nei vari scenari strategico-militari: “Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato "un aumento storico" delle spese per la difesa: 54 miliardi di dollari, pari al 9% in più, nel bilancio federale per il 2018”.

I politici italiani, da Gentiloni a Tajani, si fingono inorriditi, ma poi votano bipartisan leggi e decreti che vanno nella stessa direzione indicata da Trump. Lo abbiamo visto con le varie leggine sulle trivelle e lo stiamo vedendo con la vendita dell’Ilva di Taranto.

The business must go on! Questo è l’assunto in cui credono con fiducia cieca tutti i governi, quelli comunisti e quelli capitalisti, ad oriente come ad occidente.
Progresso, crescita, ripresa economica, aumento del pil: questi sono i corollari irrinunciabili dell'enunciato.
Rallentamento, ristagno, stagnazione, stasi, crisi, depressione, recessione sono i fantasmi da scacciare a qualsiasi costo.

Coldiretti denuncia che i cambiamenti climatici con gli eventi estremi hanno provocato in Italia danni alla produzione agricola nazionale, alle strutture e alle infrastrutture per un totale pari a più di 14 miliardi di euro nel corso di un decennio.
Ovviamente Coldiretti sorvola sull’impatto che l’agricoltura convenzionale ha sul clima.
“L’agricoltura contribuisce al cambiamento climatico e, a sua volta, ne subisce gli effetti. L’UE deve ridurre le emissioni di gas serra provenienti dall’agricoltura e rivedere i propri sistemi di produzione del cibo, al fine di affrontare il cambiamento climatico. In particolare, l'agricoltura contribuisce a rilasciare quantità significative di metano e protossido di azoto, due potenti gas serra. Il metano viene prodotto dal bestiame durante la digestione, a causa della fermentazione enterica, ed espulso tramite le flatulenze degli animali, ma può anche fuoriuscire dal letame e dagli scarti organici che finiscono nelle discariche. Le emissioni di protossido di azoto sono un prodotto indiretto dell'uso di fertilizzanti organici e a base di azoto minerale. L'agricoltura contribuiva al 10 % delle emissioni di gas serra provenienti dall'UE nel 2012, ma nel resto del mondo le emissioni provenienti dalla fermentazione enterica fra il 2001 e il 2011sono aumentate dell'11% , sino a contribuire al 39 % della produzione totale di gas serra nel 2011”.
(Agenzia Europea dell’Ambiente 16/12/2016).

Fra Trump, Gentiloni e Coldiretti c’è qualche piccola differenza di forma, ma nessuna differenza sostanziale.

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