Venerdì 24 aprile spazio all'ultima inaugurazione di A Memoria d'Arte, che fa tappa proprio al Pink, dove espongono il padrino dell'iniziativa, l'ex partigiano nonagenario Vittore Bocchetta, il partigiano Migaldi Tonino (deceduto), sua figlia, Migaldi Daniela, e Bressan Massimo e Perezzani Ivan.

L'ultima inaugurazione di A Memoria d'Arte, collettiva organizzata dal Circolo Pink di Verona in nove spazi cittadini e dedicata al 25 aprile -Festa della Liberazione nazionale dal regime nazi-fascista- fa tappa proprio al Pink, dove si esibirà il Quartetto di fisarmonica Ancia Libera. Venerdì 24 aprile, alle ore 19, inaugura l'esposizione che vede coinvolto il padrino dell'iniziativa, l'ex partigiano nonagenario Vittore Bocchetta, gli scatti del partigiano Migaldi Tonino (partigiano deceduto), i lavori cromatici di sua figlia, Migaldi Daniela, e i bassorilievi di Bressan Massimo e Perezzani Ivan.

Vittore Bocchetta, padrino della manifestazione, alla conferenza stampa di presentazione dell'iniziativa si è dichiarato "felice di essere coinvolto, in quanto testimone e sopravissuto alle barbarie fasciste, da una manifestazione come questa, di cui di questi tempi Verona sente il profondo bisogno". Bocchetta è scultore e pittore nonché ex insegnante di storia e filosofia, scrittore, umanista e critico d'arte, nato a Sassari nel 1918 e veronese d'adozione (si trasferì a Verona ancora giovane, e vi tornò, per restarvi, nel 1972, quando lasciò gli States). Dopo il ritorno dall'orrore dei Lager di Flossenbürg (matricola n. 21.631) e di Hersbruck (sottocampo di Flossenbürg), Vittore Bocchetta si è dedicato attivamente al racconto del periodo storico del nazi-fascismo e dei suoi orrori, per tenere alti i valori della Resistenza e testimoniare contro "gli anni della assoluta ingiustizia", per dare ancora una volta voce al "silenzio buio e profondo dei morti. Il silenzio di quelli che ho visto da vivi", scrive nell'introduzione alla Collettiva. Arrestato il 4 luglio 1944 a Verona, perché facente parte del Comitato di Liberazione Nazionale cittadino, nel maggio del '45 riuscì a fuggire durante la "marcia della morte" da Hersbruck verso la Baviera. Sue opere sono sparse in mezzo mondo, anche perché Bocchetta lavorò a lungo in America, particolarmente a Chicago, dove la sua arte ebbe molto successo.

Esponente di spicco dell'antifascismo veronese e veneto ancora oggi, nonagenario, pronto a muoversi contro la mancanza di memoria storica di Verona (come nel 2007 quando si mobilitò contro la nomina di un "camerata" nell'Istituto per la Resistenza di Verona), Bocchetta ha scritto la presentazione di A Memoria d'Arte e espone al Circolo Pink alcuni suoi lavori e diverse riproduzioni. In una nota di R. Cavalier -in "On Bocchetta the Art and the Man", Chicago 1975- si legge della sua arte che "l'astrazione e la deumanizzazione creano un nuovo linguaggio".

 

Di Bocchetta artista ogni presentazione è superflua: "uomo del rinascimento", autore di "sculture stupefacenti fuori da ogni contesto accademico" come il Dona Chiot, monumento alla Resistenza che si trova a Verona, il successo lo ha seguito rapidamente e ovunque: ha esposto a Detroit, a New York, a Boston, a Chicago ed ancora in Sud America e nei maggiori centri italiani. Con i suoi lavori, oltre che con le sue preziose parole, Bocchetta ha portato avanti la memoria storica di una generazione che scelse di combattere la dittatura fascista e di opporsi alla violenza. Sua l'opera Transport 1944, olio su legno, scelta per i manifesti dell'iniziativa. La sua arte è come un "oracolo, che lascia a chi ascolta il proprio messaggio, a soluzione del proprio mistero, un messaggio da percepire non nella descrizione oggettiva, ma da captare nella ricezione soggettiva".

Al Pink trovano spazi alcuni suoi lavori e alcune riproduzioni, anche di illustrazioni edite in "Quinquennio infame". Le sue figure sono sempre molto espressive, anche quando non hanno lineamenti, e si fanno carico del compito di illustrare una tragedia epocale, anche attraverso la luce interiore dei colori e il segno, tramite cui emerge il dolore fisicamente espresso.

Di Migaldi Tonino (deceduto), nato a Belvedere Marittimo (Cs) nel 1919 e arruolato in marina militare nel '38, vengono esposte diverse fotografie d'epoca, scattate nel campo dove era prigioniero, che riprendono con scatti furtivi momenti di vita quotidiana del campo di concentramento dal 1943 al 1945. A foto di lutto si accompagnano scatti di gioia ed esultanza che risalgono all'ultimo giorno di vita in baracca, in occasione della Liberazione dal Lager. Le foto sono state realizzate da Tonino con due macchine fotografiche regalategli da un militare inglese internato nel suo stesso campo, con l'espresso desiderio che immortalasse e documentasse i luoghi e i volti di quell'atrocità. Al Pink verranno esposte, oltre alle foto, anche le due macchine fotografiche usate da Tonino in quegli anni.

Nel ‘43, durante l'Armistizio, Tonino si trovava in servizio presso Marifasi-Spalato-Yugoslavia e alla richiesta dei nazi-fascisti di consegnare le armi si rifiutò, scegliendo di entrare nella Brigata partigiana Michelovich di cui face parte fino al 26 settembre del ‘43, data in cui venne fatto prigioniero ed internato in Germania a Kiel, nel Lager n. 1439.

Migaldi Daniela, figlia di Tonino, presenta uno dei suoi lavori cromatici e simbolici, Il sole dei morenti, dove il colore dà luogo a un viaggio introspettivo, in quanto "orizzonte in cui confiniamo le nostre emozioni". Per Daniela il colore è "la massima espressione dell'anima", un modo per comunicare tramite "un linguaggio espressivo che pone il colore al centro di un percorso che attraversa il tempo e restituisce emozioni". Il sole dei morenti presenta colori che possiamo identificare via via con il reato, la pena, la razza. Si tratta di un sole che "non ha più luce" e che comunica dolore, ma i cui raggi rivendicano "colori di testimonianza delle differenze e delle minoranze: viola/rosa/nero/blu/verde/rosso/marrone", i colori dei triangoli che i prigionieri avevano cuciti sulle loro casacche a seconda della categoria in cui venivano "etichettati".

Daniela Migaldi nasce a Sapri (Na) nel maggio del ‘68. Vive a Verona da 15 anni, lavorando come operatrice sociale. Si avvicina alla pittura per amore della pittura stessa, scoperta in parallelo al cammino lavorativo che esplora diversi percorsi in arte-terapia, utilizzando il colore nel contesto riabilitativo ad espressione terapeutica, in ambito psichiatrico ed adolescenziale. Attraverso questo cammino, riscopre l'esigenza di un più ampio messaggio e si avventura in una personale sperimentazione pittorica.

Alle prese con bassorilievi ci sarà Perezzani Ivan, autore di lavori certosini e iperrealisti, mentre Bressan Massimo espone un disegno bianco nero, in stile fumetto, che riproduce l'alloro e il simbolo della repubblica italiana, con un cuore trafitto al centro -stile cuore di Gesù- dove qua e là campeggiano vermi che si mangiano questo simbolo in putrefazione.

coordinamento CIRCOLO PINK VERONA

info mostra: 340 2903991 - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

www.circolopink.it/memoriarte.htm

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