I consumi stanno distruggendo un mondo infinitamente più affascinante e complesso dei beni che produciamo. Perché non ce ne rendiamo conto? L'opinione di George Monbiot.

George Monbiot, The Guardian, Regno Unito, traduzione a cura di Internazionale

www.internazionale.it ...

Siamo arrivati al punto in cui chiunque sia capace di riflettere dovrebbe fermarsi e chiedersi cosa stiamo facendo. Se neanche la notizia che negli ultimi quarant'anni il mondo ha perso oltre la metà dei vertebrati (mammiferi, uccelli, rettili, anfibi e pesci) può farci capire che il nostro stile di vita è sbagliato, è difficile immaginare cosa potrebbe riuscirci. Chi può credere che un sistema sociale ed economico con questi effetti sia sano? Chi di fronte a una perdita del genere può definirlo progresso?

Per onestà va detto che l'era moderna è solo la prosecuzione di una tendenza che dura da due milioni di anni. La perdita di gran parte della megafauna africana sembra aver coinciso con il passaggio all'alimentazione carnivora compiuto dagli antenati degli esseri umani. Via via che abbiamo popolato gli altri continenti, anche la loro megafauna è scomparsa quasi subito. La datazione forse più affidabile dell'arrivo degli esseri umani in un luogo è proprio l'improvvisa scomparsa dei grandi animali. Da allora ci siamo addentrati nella catena alimentare eliminando i nostri predatori più piccoli, gli erbivori di medie dimensioni e adesso, con la distruzione dell'habitat e la caccia, stiamo cancellando la flora e la fauna di ogni tipo.

Una crescita per pochi

Tuttavia, la velocità distruttiva di oggi è inedita. Supera perfino quella del primo popolamento delle Americhe, 14mila anni fa, quando in poche decine di generazioni l'ecologia di un intero emisfero fu trasformata da una violenta estinzione che colpì numerose grandi specie vertebrate.

Per molti la colpa è dell'aumento della popolazione umana e non c'è dubbio che questo abbia contribuito. Ma ci sono altri due fattori determinanti: la crescita dei consumi e l'amplificazione dovuta alla tecnologia. Ogni anno si creano nuovi pesticidi, nuove tecniche di pesca, di estrazione mineraria e di lavorazione degli alberi. Abbiamo dichiarato guerra alla natura, una guerra che diventa sempre più asimmetrica. Perché siamo in guerra? Gran parte dei consumi dei paesi ricchi, che con le importazioni sono tra i primi responsabili di questa distruzione, non ha niente a che fare con i bisogni umani.

Quello che mi colpisce di più è proprio la sproporzione tra le perdite e i guadagni: la crescita economica di un paese i cui bisogni primari e secondari sono stati già soddisfatti equivale alla creazione di cose sempre più inutili per soddisfare desideri sempre più vaghi. Una delle caratteristiche della recente crescita nel mondo ricco è il numero esiguo di persone che ne ricavano un vantaggio. Quasi tutti i guadagni finiscono nelle mani di pochi: secondo uno studio del 2012 dell'università di Berkeley, negli Stati Uniti l'1 per cento più ricco intercetta il 93 per cento dell'aumento dei profitti prodotto dalla crescita. Perfino con tassi di crescita del due, tre per cento o superiori, le condizioni di lavoro della stragrande maggioranza della gente continuano a peggiorare. Le ore lavorative aumentano, gli stipendi ristagnano o diminuiscono, le mansioni diventano sempre più monotone, stressanti o difficili, i servizi peggiorano, gli alloggi sono quasi inaccessibili e ci sono sempre meno soldi per i servizi pubblici essenziali. A cosa e a chi serve questa crescita?

Serve a chi gestisce o possiede banche, società minerarie, aziende pubblicitarie, società di lobbying, fabbriche di armi, immobili, terreni, conti offshore. Noi siamo indotti a ritenerla necessaria e auspicabile da un sistema di marketing e d'influenza selettiva talmente intensivo e dilagante da riuscire a farci un lavaggio del cervello.

Così la grande erosione globale avanza consumando la Terra, cancellando tutto ciò che di più singolare e peculiare esista, sia nella cultura umana sia in natura, riducendoci ad automi rimpiazzabili in una forza lavoro globale omogenea, trasformando inesorabilmente le ricchezze del mondo naturale in un'anonima monocoltura. Non è il momento di dire basta? Non è ora di usare le straordinarie conoscenze e competenze accumulate per cambiare il modo di organizzarci, per contestare e rovesciare le tendenze che hanno determinato il nostro rapporto con il pianeta negli ultimi due milioni di anni e adesso distruggono ciò che resta a una velocità sorprendente? Non è il momento di mettere in discussione l'ineluttabilità della crescita infinita su un pianeta finito? Se non ora, quando?

Contenuti correlati

Federalismo demaniale, ovvero privatizzazione dei beni comuni
Federalismo demaniale, ovvero privatizzazione dei beni comuni L' intervista a Eddy Salzano, decano degli urbanisti italiani, impegnato in prima linea nella difesa dei beni comuni è stata pubblicata sul settimanale CARTA."L... 1297 views giulio_todescan
Recinti, recinzioni, gabbie.
Recinti, recinzioni, gabbie. Si parla tanto di globalizzazione, ma qui da noi prevale la voglia di vivere chiusi in gabbia.Partiamo dalle nostre case, dai nostri condomini. Tutta una sequen... 1285 views Mario Spezia
Il sapere delle mani - 2
Il sapere delle mani - 2 "La realtà ci tocca nella stessa maniera in cui noi la tocchiamo: duramente o dolcemente." G. Bachelard.Assistiamo spesso ad un fatto curioso: parecch... 1228 views Mario Spezia
Le moschee ti infastidiscono?
Le moschee ti infastidiscono? A Monteforte la Lega, PN e Forza Nuova danno lezione di integrazione degli stranieri e di contrasto al fondamentalismo islamico. Pare che in tutto il paese l'un... 1404 views Mario Spezia
Il mito della naturalità
Il mito della naturalità MicroMega ha dedicato il suo ultimo numero al complesso triangolo SINISTRA-SCIENZA-NATURA, offrendo alcuni interessanti spunti di riflessione mischiati con nume... 2281 views Mario Spezia
Perchè un Codice etico?
Perchè un Codice etico? E' in discussione in Consiglio Comunale il "Codice Europeo di comportamento per gli eletti locali e regionali", proposto dal comitato SPAZIO CIVICO. La proposta... 1276 views Mario Spezia
Noosferatu
Noosferatu Premessa. Dall'unione di due menti come quelle di Teilhard de Chardin e Vladimir Vernadskii, colui che, primo, intuì la pesante azione dell'uomo sull'ambiente i... 1435 views dallo
Non confondiamo i nostri morti con le zucche vuote
Non confondiamo i nostri morti con le zucche vuote Halloween risale a tempi remoti, ovvero al periodo in cui la Francia, l'Inghilterra, l'Irlanda, la Scozia e l'Italia centro-settentrionale facevano parte della ... 1364 views Mario Spezia