L'esperimento di dissuasione che Legambiente sta conducendo in Lessinia potrebbe rivelarsi inutile. Per dissuadere i lupi dal predare i bovini bisogna conoscere bene le loro strategie e contrapporre azioni davvero efficaci.

Nel suo libro LA VIA DEL LUPO Marco Albino Ferrari racconta di non essere mai riuscito a vedere un lupo durante un intero anno passato ad inseguire le loro tracce tra i Monti Sibillini e il Parco Nazionale del Gran Paradiso. Riesce invece ad azzeccare una previsione fatta all'inizio del 2012: "Già sono state notate migrazioni in direzione opposta a quella degli esemplari partiti quarant'anni fa dei Monti Sibillini, E' molto probabile che un giorno un esemplare proveniente da occidente incontrerà un lupo proveniente da oriente. Si troveranno e formeranno un nuovo branco, chiudendo così la penisola in un simbolico abbraccio naturale". Previsione avveratasi poco tempo dopo con l'incontro fra Slavc e Giulietta.

Francesca Marucco nel suo libro IL LUPO, BIOLOGIA E GESTIONE SULLE ALPI E IN EUROPA dedica un capitolo ai sistemi di prevenzione, spiegandone dettagliatamente l'utilizzo: reti elettrificate, cani da guardiania, dissuasori acustici, luminosi ed ottici. Passa poi a parlare della gestione dell'alpeggio, spiegando l'importanza del presidio del pastore/allevatore.

La storia dei lupi in Lessinia è nota a tutti e non c'è bisogno di riepilogarla. Vogliamo solo ricordare che fin dall'inizio gli allevatori, sostenuti a spada tratta da alcuni sindaci della Lega, hanno preteso l'abbattimento dei lupi e si sono rifiutati di prendere in considerazione qualsiasi tipo di sperimentazione dei sistemi di dissuasione, arrivando ad organizzare dei picchetti per impedire l'accesso dei loro colleghi alle conferenze informative organizzate dalla Regione Veneto, dalla direzione del Parco dei Lessini e da altri enti.

Molti di noi hanno pensato in cuor loro che gli enormi ritardi (sono stati superati i 12 mesi) nei pagamenti degli indenizzi per le predazioni facessero parte di un'unica strategia politica finalizzata ad acutizzare il malcontendo degli allevatori.

L'associazione TUTELA DELLA LESSINIA, la stessa con la quale Legambiente ora sta tentando di collaborare, ha sempre condotto una battaglia senza quartiere contro chiunque tentasse di ragionare su una ipotesi di possibile convivenza con i lupi. Gli incontri di Bosco Chiesa Nuova, di Ala e di Sant'Anna dal Faedo stanno a testimoniare la loro proterva opposizione a qualsiasi tentativo di collaborazione con le autorità competenti: CFS, Regione Veneto, Parco della Lessinia, Life WolfAlps.

L'iniziativa proposta all'inizio di giugno da Legambiente Verona ha ottenuto una risposta più che soddisfacente con 75 persone che inizialmente hanno dato la propria disponibilità a presidiare le malghe, ridotti poi a 60, che è pur sempre un numero considerevole.

Da parte nostra, una volta decisa la nostra partecipazione al progetto di Legambiente, pur non condividendo molte cose, ci eravamo preoccupati di far pervenire ai responsabili dell'iniziativa una lettera con alcuni suggerimenti:

"Da un paio di settimana stiamo ragionando sull'iniziativa di Legambiente, che ci è parsa interessante, ma sotto alcuni aspetti migliorabile. Innanzitutto non abbiamo capito la scelta di fare a meno del contributo di chi i lupi li studia e li monitora da anni, ma ci lascia perplessi anche la decisione di escludere dall'iniziativa alcune associazioni molto attive nel territorio della Lessinia.

Abbiamo partecipato alla riunione preparativa nella sede di Legambiente martedì 23 giugno e all'uscita alle malghe di sabato 28 giugno ricavandone l'impressione di un progetto per certi aspetti lacunoso. Tutti noi in qualche modo parteciperemo a questa iniziativa e vorremmo che l'impegno di tutti fosse coronato da un qualche successo in mancanza del quale ci potrebbero essere ricadute negative.

Riteniamo che sia ancora possibile apportare all'iniziativa di Legambiente dei miglioramenti che potrebbero aumentare sia l'efficacia dell'iniziativa, sia le probabilità di successo della stessa, tenendo anche conto di alcune importanti pubblicazioni scientifiche, che non stiamo a riportare perché note a tutti: Boitani, Marucco ed altri. Secondo noi si potrebbe integrare l'iniziativa proponendo agli allevatori che decideranno di partecipare una collaborazione che potrebbe dare risultati più sicuri e che viene esposta brevemente.

Sappiamo che gli allevatori non vogliono sentir parlare di presidio delle malghe, perché il presidio viene ritenuto troppo oneroso e troppo impegnativo. Il contributo dei volontari raccolti da Legambiente secondo noi dovrebbe andare ad alleggerire questa parte del lavoro dei malgari. In altre parole i volontari potrebbero passare la notte nelle malghe, facendo dei turni di guardia. I malgari però dovrebbero impegnarsi a radunare ogni sera le mucche all'interno dei recinti elettrificati montati in prossimità delle malghe. Alla mattina il lavoro di apertura dei recinti potrebbe venir svolto dai volontari. Naturalmente ci sarebbe bisogno di un coordinamento stretto tra volontari e malgari in modo da ottimizzare le risorse umane disponibili.

Questa impostazione prevede che la Regione Veneto metta a disposizione degli allevatori che le richiedono le reti elettrificate, con un impiego di fondi che si presume verrà compensato da un risparmio sul costo degli indennizzi. Naturalmente tutta l'iniziativa avrebbe bisogno del supporto tecnico delle guardie del Parco,  del CFS e del Progetto Life WofsAlps, nonché della supervisione degli studiosi che a vario titolo si sono occupati di studiare la biologia, l'ecologia e la gestione del lupo.

Verona 04.07.15".

Legambiente non ha ritenuto necessario rispondere alla nostra lettera, ed ha preferito lasciar cadere nel vuoto i nostri suggerimenti. In questi giorni entriamo nel periodo caldo delle predazioni (l'anno scorso il grosso delle predazioni è avvenuto fra l'8 agosto e l'inizio di ottobre) e potremo verificare l'efficacia della azione dissuasoria messa in campo da Legambiente.

Foto: Lupo-photo-Fulvio-Beltrando-centro-uomini-e-lupi-di-Entracque

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