il presidente onorario di WWF Veneto e il presidente di WWF Verona spediscono a tutte le autorità di bacino le loro osservazioni sulla gestione del fiume Adige.

Si sente spesso dire dell'opportunità della conservazione delle opere d'arte, dei monumenti, di vecchi manoscritti custoditi nelle biblioteche, anche perché queste testimonianze del passato oltre ad interessare la cultura incoraggiano il turismo.

Ed i musei ed altri luoghi pubblici e privati servono a tutto ciò.

Eguale interesse suscita la natura quando, in ciascuno dei suoi regni, mostra aspetti di grande bellezza o rarità. Ed anche in questi casi si avverte eguale opportunità di proteggerli. Ed i Parchi e le Riserve naturali e le Oasi di protezione naturale servono anch'essi ad accrescere cultura e turismo. Ma ci sono anche notevoli manifestazioni della natura, prive o quasi di protezione, meritevoli di attenzione.

Intendiamo riferirci, il W.W.F. intende riferirsi, ai fiumi ed in particolare, ora, ad uno di essi, all'Adige nel tratto in gran parte non canalizzato fra Dolcè e Ronco all'Adige, dove l'ambiente naturale è stato meno compromesso dall'uomo. E dove vale la pena di conservarlo.

Un fiume è un corpo complesso per l'intrecciarsi delle sue pluriformi componenti, un compendio di valori e di ricchezze, un libro di storia della vicenda umana che si è svolta sulle sue acque e rive.

Acqua, flora, fauna, paesaggio, argini, golene, isole, ponti, dighe, briglie — sono tutti elementi la cui conoscenza impone l'obbligo della loro conservazione.

E l'Adige, nel tratto qui considerato, autentico corridoio biologico, ancora ricco di biodiversità merita ed esige attenzione, rispetto, tutela.

A questo prezioso insieme sovrintende l'Autorità di Bacino, delegando al Genio Civile Regionale il governo dei problemi connessi con la sicurezza idraulica, e all'ARPAV il controllo della qualità delle acque.

Altri aspetti, altri problemi, sembrano invece meno curati, quasi appartenessero ad una categoria secondaria. Su questi il W.W.F. intende attirare l'attenzione dell'Autorità di Bacino, ma anche di altri organi come la Soprintendenza ai Beni Architettonici e Ambientali di Verona ed Museo di Storia Naturale del Comune di Verona.

Sono infatti molti gli interventi cui l'Adige è stato sottoposto in tempi recenti, o sta per esserlo nel prossimo futuro, sui quali il W.W.F. ritiene interessante, opportuno, forse necessario ascoltare anche il parere di chi non governa il fiume istituzionalmente.

Ci riferiamo alle Amministrazioni locali rivierasche, agli Enti culturali locali, alle Associazioni ambientaliste di interesse nazionale, interessati tutti a contribuire con il proprio patrimonio di conoscenze ed esperienze ad un migliore e più completo governo del fiume, lasciando solo in memoria attività antropiche del passato non sempre così lungimiranti. Citiamo fra queste l'eliminazione delle anse, la canalizzazione del fiume in lunghi tratti a monte della Provincia di Verona, la mancata realizzazione delle grandi casse di laminazione in provincia di Trento e Bolzano, come proposto dalla Commissione De Marchi dopo l'alluvione del 1966. Prendiamo perciò in esame solo interventi recenti o in progetto di minor conto, o anche solo chiacchere che speriamo prive di fondamento.

Eccone un elenco certamente non esaustivo scendendo il fiume a partire dal confine trentino.

1) Nel medio corso dell'Adige ricorre periodicamente la proposta di escavazione di ghiaia nell'alveo del fiume anche ricorrendo all'eliminazione di isole (per es. quelle di Ossenigo). Il W.W.F. ha già manifestato, in generale, la propria opposizione a simili iniziative, giudicandole di grave nocumento alla conservazione delle caratteristiche biologiche e paesaggistiche del fiume.

2)   Fra Parona, a valle del ponte ferroviario, e la diga di Chievo alcuni anni fa è stata abbattuta completamente la vegetazione arborea spontanea che aveva colonizzato l'ansa del fiume, i depositi limosi lungo l'arginatura in pietrame esistente, e la sommità della stessa. Si trattava di un piccolo bosco di pioppi, di lunghe alberate della medesima essenza che componevano un suggestivo paesaggio fluviale. Alla nostra richiesta di conoscere la motivazione di un abbattimento generalizzato ci stato risposto che l'abbattimento selettivo sarebbe costato di più. Miglior sorte per le alberate più a valle che in parte sono state risparmiate grazie ad un intervento del W.W.F. e di altri ambientalisti.  La vegetazione abbattuta si va ora lentamente riformando. Il W.W.F. ne chiede la conservazione, salvo che ciò non si dimostri causa di reali inconvenienti.

3)   Fra la diga di Chievo e Ponte Catena — ormai siamo a Verona —, pochi anni fa viene appaltato l'abbattimento dell'intera vegetazione fluviale spontanea in riva destra, principalmente pioppi, salici, frassini all'interno del Parco dell'Adige in corso allora di istituzione.

L'intervento in extremis del W.W.F. ottiene che l'abbattimento venga limitato alla metà degli alberi, risparmiandone, a fini naturalistici e didattici, anche alcuni morti, in quanto rifugio, alimento, luogo di vita di altre specie viventi. Per ridare — temporaneamente, secondo noi — centralità al corso del fiume viene invece manomesso e praticamente distrutto — ancora in riva destra a valle della diga — un ghiaieto solitamente coperto da acque poco profonde, con la vegetazione e la stazione di avifauna limicola che vi si erano affermate.

4)   Pochi anni addietro, mentre il progetto di Parco dell'Adige studiato dal prof. Alessandro Ruffo prevede come parte integrante dello stesso anche il corso urbano dell'Adige, per garantire la sicurezza idraulica, viene eliminata tutta la vegetazione spontanea — prevalentemente salici e pioppi — addossata ai muraglioni o alle pile di qualche ponte, compresi i grandi alberi antistanti agli uffici finanziari, che addolcivano e arricchivano il paesaggio fluviale urbano ferito dalla rigidità dei muraglioni. Eretti, questi si — dopo l'alluvione del 1882 — per la sicurezza idraulica.

5)   Sono passati pochissimi anni da quando è stato progettato l'abbattimento dell'alberata di pioppi cipressini che, in riva sinistra d'Adige, fra il Ponte S. Francesco e quello della Ferrovia (il Ponte Ferdinandeo) — in Lungadige Galtarossa — nasconde molto opportunamente la non architettura di questa via. Qui dopo l'abbattimento dell'alberata si prevede di costruire un muro profondo diversi metri — sei — per   impedire il sifonamento del fiume nelle fasi di piena — nelle cantine degli edifici eretti lungo la citata via. Senza troppa fatica il W.W.F. ottiene l'abbandono dell'incongruo progetto, ma la decina di maestosi alberi morti o sofferenti che sono stati abbattuti non sono ancora stati sostituiti. A chi compete? Al Genio Civile, al Comune di Verona?

6)   A valle del Ponte della ferrovia — questo è un intervento ancora in corso — viene appaltato il sovralzo di mezzo metro o poco più dell'arginello, lungo un paio di chilometri, esteso dalla località Boschetto a ponte S. Pancrazio, per dare sicurezza ad un piccolo gruppo di abitazioni addossate alla scarpata ferroviaria e ai terreni agricoli più a valle. Vale la pena di notare che le aree da mettere in sicurezza nelle mappe dell'Autorità di Bacino sono classificate "esondabili" e che il sovralzo dell'arginello avrebbe potuto essere limitato al modesto tratto - 300+400 m. — che attorniava le poche case. Il lavoro di sovralzo dell'intero argine, per necessità cantieristiche, avrebbe causato — sosteneva il W.W.F. — un grave danno naturalistico e paesaggistico a tutta la bellissima area fluviale attraversata. Il Genio Civile di Verona assicurava invece che il cantiere avrebbe interessato il solo argine.

Il bilancio ora che il lavoro è quasi ultimato è il seguente:

- Abbattimento di tutti gli alberi sulla riva dell'Adige dal ponte della ferrovia al Boschetto.

- Apertura di uno ed a tratti di due piste di servizio ai lati dell'argine larghe da 5 a 10 metri per l'estensione di circa 2 km con abbattimento di ben oltre un migliaio di alberi — pioppi, frassini, roveri, robinie — ai due lati dell'arginello, ma anche da uesto assai discosti.

- Scavo in alveo vicino a Ponte S. Pancrazio di un grande volume di ghiaia — 17.000mc. dichiarati.

- Sull'Argine con le originarie pareti di cemento e con il sovralzo di progetto eseguito in terra vegetale, alto oltre 2 metri e anche più sul piano di campagna è stata ricavata una pista (ciclabile?), priva di protezioni, e quindi assai pericolosa per chi la percorra.

- L'area oltre l'argine sovralzato non è più esondabile, e — benchè di modesta estensione — non è più funzionale al rallentamento della piena del fiume.

7) Solo per memoria. In prossimità del tempietto Sammicheliano, in località Pestrino un progetto di privati — attualmente in stato di sonno — tende all'utilizzo di 160.000 mq di suolo per costruirvi un'insieme di strutture — palestre, piscine, ristoranti, parcheggi — denominato "Parco del Pestrino", assolutamente improprie data la destinazione urbanistica del luogo a Parco Naturale di interesse locale "Parco dell'Adige".

L'iniziativa che è ritenuta squalificante anche sotto altri aspetti — naturalistico, paesaggistico, storico, del rispetto monumentale — ha provocato la risoluta opposizione del W.W.F. e di altre Associazioni.

8)   Al Parco del Pontoncello che interessa i Comuni di S. Giovanni Lupatoto, S. Martino B.A. e Zevio, dove l'Adige scorre in froldo in riva destra, si prevede di rimuovere la ghiaia di un'area golenale formatasi in riva sinistra, e di centralizzare il corso del fiume. In tal modo la vita affermatasi sull'area golenale verrebbe distrutta. 11 progetto, in generale non sembra rispettoso della qualità ambientale ed 6, a parere del W.W.F., meritevole di un riesame.

9) Il corso del fiume più a valle, e fino a Tombazosana, è del pari interessato da un progetto di centralizzazione, con interventi su rive, isole e corso d'acqua. Questo progetto verrebbe a compromettere flora e fauna rivierasca e bentonica di un lungo tratto del fiume e comporterebbe un "avanzo" di oltre 850.000 mc. di ghiaia che verrebbe asportata con un progetto di finanza

Al proposito si fa osservare che l'Adige, nel tratto a Valle della diga della SAVA, a S. Giovanni Lupatoto, proprio a causa della diga, non può più ricevere materiali solidi — ghiaie — e che la carenza di tale materiale nell'alveo del fiume si nota in corrispondenza del Ponte Perez a Zevio, le cui pile sono visibilmente scalzate.

Il progetto secondo il W.W.F., e da rivedere

10) Il corso del fiume Adige interessa sempre di più il canottaggio, Il W.W.F. ritiene che tale sport possa essere praticato senza pregiudizio della salute del fiume e del suo ambiente. Altri usi, per ora solo ventilati — come la navigazione con l'impiego dell'overcraft o di mezzi comunque motorizzati — trovano invece il W.W.F. decisamente schierato contro, per il disturbo che sarebbero per provocare al regno vegetale e animale di cui il fiume è dotato.

Il presente scritto non pretende di essere che una raccolta parziale di notizie e osservazioni su attività pregresse, presenti e in progetto lungo l'asse del fiume Adige, dal Confine trentino a Tombazosana. Su codeste osservazioni il W.W.F. intenderebbe aprire un dibattito, avendo come fine quello di verificare la compatibilità delle attività stesse con le modalità che il S.I.C. (Sito di interesse Comunitario) che copre l'intero percorso del fiume — tratto urbano di Verona escluso — impone.

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