Il passo antico del pastore Antonio e le pecore come neve che cammina. (Un brano imperdibile da la Repubblica del 03.10.11). In un contesto ben diverso da quello dei Pastori di D'Annunzio!

inchieste.repubblica.it ...

Andava con un passo transumante, a un ritmo regolare di pianura. Quando al tramonto lo vidi alzarsi e partire in direzione della luna crescente, seguito con prontezza dalle vacche più anziane che conoscevano la strada, la descrizione di quell'andatura mi venne spontaneamente in endecasillabi, il verso millenario del cammino. Era maggio, cominciava la transumanza notturna verso i monti del Molise, e il vecchio Antonio – un metro e sessanta e gambe arcuate di chi è stato fasciato da piccolo - aveva dato il segnale alzandosi lentamente da sotto un leccio dove aveva rosicchiato una fetta di formaggio. Un'occhiata era stata sufficiente a far sì che anche i figli si alzassero. C'era nell'aria un'eccitazione pazzesca: le bestie fiutavano l'aria, volevano partire anche loro. I cani avevano i muscoli tesi e le orecchie dritte, tenevano d'occhio insieme gli uomini e gli animali.

Poi fu l'avvio, e il vecchio prese quell'andatura lenta e un po' caracollante con la quale i montanari possono fare centinaia di chilometri senza fatica apparente. Andava avanti solo, sguardo verso le montagne, ignorando il codazzo che rumorosamente gli andava dietro nella polvere del Tavoliere. Aveva un bastone di ciliegio con punta ferrata che gli conferiva una nobiltà assoluta. Lo muoveva come le racchette dei fondisti, un colpo ogni quattro passi, con una lieve oscillazione in mezzo, e ogni tanto cambiava mano. Mi ricordò il passo dei vecchi sciatori norvegesi che mi avevano affiancato per gli ottanta e passa chilometri di una marcia chiamata Vasaloppet. Anche loro caracollavano, beccheggiavano con ritmo breve che mantennero – satanassi – fino al traguardo. Ero davanti a un passo antico come l'uomo. E il mio era lo stupore di un sedentario che aveva perso la memoria del cammino.

Era come se ogni passo fosse una cucchiaiata trasversale, il colpo di pialla di un falegname, il tempo morbido di un blues. "Nine hundred miles" mi venne subito in mente, ballata composta da afro-americani in marcia lungo le ferrovie del West. Lo seguivo, ipnotizzato. Le montagne in fondo sembravano quelle del Giordano, inizio della Terra Promessa, e l'uomo in cammino col bastone era ormai Abramo, pastore di Mesopotamia che un giorno raccoglie tutte le sue bestie, molla la terra dei grandi fiumi e se ne va verso orizzonti sconosciuti. La Bibbia che altro era, pensai, se non la memoria di una civiltà pastorale transumante? Mi precedevano cinquemila anni di pascoli solcati da greggi e da mandrie. La lettura del Libro, pensai ancora, diventava un'altra cosa se vista da agricoltori sedentari. Rimpiansi di non avere con me almeno un pezzo delle Scritture.

Seguivo il vecchio Antonio, e imparai a imitarlo, anche se avevo gamba più lunga. Mi bastò diminuire il ritmo rispetto al suo. Quattro passi miei per cinque dei suoi. Ci passavamo la borraccia in silenzio. Sotto le stelle cominciai a riflettere che lì, alle falde dell'Appennino, tremila anni di Vecchio Testamento si riassumevano in centoventi chilometri e quattro giornate di strada. Era lì il vero miracolo italiano, il segreto della nostra montagna chiusa fra due mari. In una strada brevissima si concentravano climi e dislivelli che altrove avrebbero richiesto mille, anche duemila chilometri, come accadeva ai nomadi iraniani. Noi avevamo tutto lì, a due passi, e in quella distanza minimale stava il segreto di un'economia millenaria che avevamo liquidato in mezzo secolo dissennato, disseminando di ostacoli i tratturi.

"Sembravano neve che cammina" disse il vecchio dei tempi antichi, quando le pecore d'Abruzzo e Molise erano venti milioni e i pastori non erano ancora diventati uscieri o portaborse di politici servi delle multinazionali o della malavita. Per questo, spiegò, la pastorizia appenninica era stata massacrata di divieti: per riempire le nostre tavole di latte e di carne apolide. Pensai: avremmo di nuovo bisogno di un Federico Secondo di Svevia, il più nobile dei regnanti d'Italia, che aveva addirittura deportato le popolazioni che avevano osato taglieggiare o ostacolare il transito delle greggi. Antonio andava ruminando pensieri, nobile come un re, verso le sue montagne, e d'un tratto mi accorsi che era diventato padrone della strada. Non c'era nessun altro che lui, a sinistra della stella polare

Contenuti correlati

Il livello del Lago di Garda
Il livello del Lago di Garda Le baruffe gardesane sul livello ottimale del lago sono l'emblema della scarsa competenza in materia ambientale dei politici che governano questo delicatissimo ... 8981 views Mario Spezia
Concorso "Lombrico d'Oro 2014"
Concorso "Lombrico d'Oro 2014" 1 - Oggetto e finalità del Concorso2 - Partecipazione al Concorso3 - Caratteristiche del materiale ed elaborati richiesti- Istituto scolastico referente- nome e... 2244 views Mario Spezia
Dublino e la sua gente
Dublino e la sua gente Dalla Guiness Brewery e dal carcere Kilmainham in periferia, al Temple Bar e Grafton Street. La città con la percentuale giovanile più alta in Europa, intreccio... 2691 views raffaello_bertolini
Il mistero dell'arabo scomparso - parte prima
Il mistero dell'arabo scomparso - parte prima Johnny Walker, bambole da paura, ceffi poco raccomandabili, un sospettato poco credibile, un morto che non parla. Chi salverà la Bella Verona?La bocca era impas... 2263 views Michele Bottari
Muri didattici
Muri didattici La monografia di Chelidonio e Sommaruga analizza i muri a secco, urbani e non, come mappe geo-antropiche che ci rivelano la complessità evolutiva del paesaggio.... 5108 views giorgio_chelidonio_e_michele_sommaruga
Lo spreco alimentare al tempo della crisi
Lo spreco alimentare al tempo della crisi Il Circolo "Fagiani nel Mondo" vi invita al Convegno - Lo spreco alimentare al tempo della crisi - Venerdì 28 settembre 2012 ore 20:30 all'Arsenale di Verona. A... 2240 views Mario Spezia
Prosegue la campagna di diffamazione dei lupi
Prosegue la campagna di diffamazione dei lupi L'Arena e Telearena sono da sempre schierati con il fronte che chiede l'eliminazione dei lupi.Nelle ultime settimane abbiamo letto e sentito racconti che hanno ... 4137 views Mario Spezia
Il Basso Garda è una Zona di Protezione Speciale
Il Basso Garda è una Zona di Protezione Speciale Lo specchio d'acqua e le rive comprese tra Punta Gro (Peschiera) e Pacengo (Lazise) costituiscono fin dal 2003 una Zona di Protezione Speciale (ZPS).Purtroppo p... 3721 views Mario Spezia