Lettera aperta delle associazioni sul rischio sanitario da esposizione a prodotti fitosanitari.

Dott Massimo Valsecchi

Direttore Dipartimento di Prevenzione ULSS 20

Via Salvo d'Acquisto 7

37122 Verona

Dott. Gianstefano Blengio

Direttore Dipartimento di Prevenzione ULSS 22

Via Crocefissa di Rosa

37067 Valeggio s/Mincio

Dott. Giancarlo Cunego.

Direttore ARPAV Verona

Via A. Dominutti, 8

37135 Verona

 

Da alcuni anni le Associazioni ambientaliste veronesi hanno posto l'attenzione sull'impatto che le colture intensive della vite possono avere sulla salute e sul benessere della popolazione residente.

Per avere idea della vivacità del dibattito è sufficiente aprire, ad esempio, il sito www.veramente .org nel quale una intera sezione "Viticoltura" è dedicata agli interventi sul tema.

In un convegno organizzato da ARPAV e Regione Veneto a Padova il 10 marzo 2009 "Fitosanitari e Ambiente", il prof. Giuseppe Mastrangelo, dell'Università di Padova, ha riferito di uno studio di coorte condotto dall'Agricultural Health Study statunitense su 52.400 applicatori di fitosanitari, individuati nel 1992 e seguiti ancora oggi. Ne sono risultati 81 studi scientifici, pubblicati dal 1996 al 2008, finalizzati ad "identificare e quantificare il rischio di cancro e di effetti non neoplastici associati con l'esposizione diretta a fitosanitari specifici (non a categorie di fitofarmaci in generale) e a valutare nei coniugi e nei figli degli agricoltori i rischi di malattia causati da fitosanitari per contatto diretto o indiretto".

Ne risulta un quadro francamente impressionante.

Un alto numero di sostanze è risultato essere in grado di produrre vari tipi di tumore: fra gli insetticidi il chlorpyrifos, il dazinon, Il carbaryl, il carbofuran, il chlordane e il dieldrin, fra gli erbicidi l'alachlor e il trifularin, solo per citarne alcuni. Ma sono descritte anche sostanze in grado di produrre degenerazione della retina nelle mogli di agricoltori (il mancozeb e lo ziram) e disturbi neurologici tra cui depressione (clorphyriphos) e morbo di Parkinson.

Dalle analisi condotte da ARPAV sulla presenza di fitosanitari nelle acque superficiali (sono 11 i composti, usati in Veneto, classificati dall'Agenzia americana per la Prevenzione dell'Ambiente (EPA) come "cancerogeni probabili"),  si ricavano alcune considerazioni che destano preoccupazione per i rischi per la popolazione in generale: alcuni prodotti cancerogeni come il mancozeb, il clorphyrifos e l'alachlor si trovano nelle acque di molti dei fiumi veneti. Notizia recente e preoccupante inoltre, è la presenza in alcuni pozzi del veronese di atrazina, sospetto cancerogeno , proibito in Italia dal 1992 per la sua tossicità e la lunga persistenza nell'ambiente.

Betta e Lorenzin nel lavoro del '92 "Valutazione tossicologica del fenomeno di deriva nei trattamenti antiparassitari ed elementi per la minimizzazione del rischio" riferiscono che: "la quota di principio attivo .. dispersa nell'ambiente, a cominciare dalla immediata ricaduta sul terreno durante il trattamento, risultano sempre molto consistenti. E' evidente quindi che vi può essere un rischio per la salute non solo per l'operatore agricolo ma anche per la popolazione generale". Lo studio ha misurato la concentrazione di alcuni antiparassitari a varie distanze dal confine di alcuni frutteti in provincia di Trento, e ne sono state stimate le dosi potenzialmente assorbite per via aerea e cutanea. I risultati hanno evidenziato che tutte le sostanze esaminate superavano i limiti ammessi a distanza di 10 metri dal campo trattato e molte superavano tali limiti alla distanza di 50 metri. Fra queste ultime due cancerogeni come il chlorphyrifos e il solito mancozeb. Ovviamente il fenomeno si accentuava in presenza di brezza. Nel caso degli esteri fosforici sono stati segnalati da altri Autori effetti biologici sulla popolazione residente tra 50 e 1000 metri dalle colture sottoposte ad intensi trattamenti.

In provincia di Treviso il direttore sanitario dell'ULSS 7 di Pieve di Soligo, a seguito di una azione di protesta dei cittadini, ha dovuto intervenire pubblicamente (vedi quotidiani di agosto scorso) per tranquillizzare gli animi e per assicurare che l'ULSS sta tenendo sotto controllo lo stato di salute della popolazione anche per il rischio da prodotti usati in agricoltura.

Insieme con la limitrofa ULSS 8 di Asolo è stata avviata una collaborazione con 15 comuni della zona del Prosecco per stabilire delle regole di salvaguardia della popolazione: distanza di sicurezza da case, scuole, asili ecc. (vedi allegato protocollo d'intesa).

La devastazione del territorio sulle colline veronesi e nelle aree dei vini pregiati sta  raggiungendo livelli inimmaginabili. Chiunque può controllare sulle mappe di Google o su Google Earth la porzione di territorio collinare che negli ultimi cinque anni è stata disboscata, spianata con le ruspe, ricoperta con terreni provenienti da ogni dove, trivellata con pozzi artesiani, piantata a vigneto e dotata di impianti di irrigazione. Dove c'era bosco, polmone importantissimo alle porte della città, è nata una unica grande fabbrica chimica all'aperto, a ridosso delle case ed aderente al bordo strada: da aprile ad agosto si effettua non meno di un trattamento a settimana.

Le indicazioni ai lavoratori agricoli sono molto precise: non irrorare se c'è vento e, nel caso, porsi sopravento, usare i dispositivi di protezione individuale –maschere, occhiali, guanti, tuta, meglio cabina pressurizzata.

La domanda è: cosa succede alla popolazione che vive in quei territori?

Date queste premesse, posto che molta documentazione tecnico scientifica è disponibile in letteratura sui rischi lavorativi e sulla tossicità dei prodotti ma poco esiste sugli effetti cronici per la popolazione e ancor meno sulle modalità di ridurre l'esposizione, disincentivare l'uso dei prodotti chimici,  ridurne la dispersione, favorire metodiche di coltivazione meno nocive (anche attraverso regolamenti specifici comunali e/o dei consorzi di tutela dei vini), chiediamo ai Direttori dei Dipartimenti di Prevenzione e al Direttore dell'ARPAV in indirizzo, per quanto di loro competenza, di attivarsi sul tema.

Le Associazioni firmatarie sono naturalmente disponibili a collaborare in tutte le forme che si renderanno utili.

Il Carpino, Legambiente, Italia Nostra, WWF, Amici della bicicletta, Fumane Futura, Valpolicella 2000, Terra viva.

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