Mentre il mondo si avvita in una catastrofe che appare senza uscita, alcuni scalmanati francesi inscenano una rivoluzione per qualche centesimo sul prezzo della benzina, peraltro drogato da cospicue agevolazioni fiscali. Mala tempora currunt.

 

Le pettorine gialle infuriano in Francia, e come successe con i forconi nel 2013, si fa polemica. La stampa macronista ovviamente le condanna, ma quelli che si oppongono a Macron, e in genere alle politiche neoliberiste, sono divisi.

"Mentre in Francia bloccano il paese, noi non ci incazziamo più," dice il popolare comico genovese Maurizio Crozza nella copertina del discutibile programma Rai "Che Tempo Che Fa," in questo modo dando un buffetto di simpatica approvazione alle proteste in Francia per il caro benzina.

"In Francia, sono scesi in piazza perché il governo vuole aumentare la benzina e portarla a un prezzo medio di 1,58 centesimi al litro. Noi la benzina la paghiamo mediamente 1,65 al litro," spiega il comico, che conclude: "Ed eccomi qui a protestare. Io protesto al contrario: io voglio pagarla come i francesi."

Crozza non è l'unico ad arrampicarsi sugli specchi in arditi tentativi di giustificare l'ingiustificabile: anche oltralpe si danno da fare. In questo pezzo su Communianet.org, Leon Crémieux punta sul carattere popolare e spontaneo di questo movimento, come se popolarità e spontaneità non fossero alla base di movimenti anche molto pericolosi, dal Ku Klux Klan ai nazisti dell'Illinois.

Il problema, per noi che scriviamo e frequentiamo questo blog, è che le questioni ambientali sono ai primi posti dell'agenda politica, se non al primo in assoluto. Di sicuro vengono prima del prezzo del gasolio. Per questo siamo poco inclini a farci abbindolare dai discorsi di Crémieux, che, nel citato articolo, sostiene che "i giubbotti gialli sono la traduzione di un movimento profondo nelle classi popolari," e "17 milioni di persone, ossia i due terzi della popolazione attiva, vanno a lavorare al di fuori del loro comune di residenza. Su questi due terzi, l'80% usa un veicolo personale."

Secondo riusa.eu, "le casacche gialle sono contro Parigi, intesa come capitale della Francia, e quindi come simbolo del governo Macron, ma anche come sede degli accordi contro il riscaldamento globale. Accordi che richiedono uno sforzo rispetto alla vita da cicale che ci sta portando sul baratro, anche da parte delle fasce di popolazione meno abbienti. Fasce che, evidentemente, non ci stanno, e che chiedono a Parigi di essere esentate dall'austerity energetica."

Popolari o no, lavoratori o no, sfruttati o no, stanno manifestando per una questione sbagliata. La soppressione delle ingiuste sovvenzioni fiscali ai combustibili fossili, e la conseguente politica di sostegno alle energie rinnovabili, è probabilmente l'unica riforma giusta e coraggiosa del peraltro pessimo Macron. Ma è quella che ha scatenato la rivoluzione. Sono moti popolari, forse, ma anti-ambientalisti, e, come tali, anti-futuro.

I gilet gialli sono reazionari, come Luca Traini, come i forconi e i moti di Reggio Calabria del 1970. Popolari, dal basso, ma di destra. La valutazione di un atto politico non si fa su quanto povero è l'autore, ma sul contenuto dell'atto. E il contenuto della protesta è pessimo.

Contenuti correlati

Ma non chiamateli integralisti
Ma non chiamateli integralisti Se vogliamo che sia guerra, allora facciamola. Ma rassegnamoci a subire numerose vittime innocenti, da una parte e dall'altra. Eppure, una soluzione ci sarebbe.... 2139 views Michele Bottari
Rifiuti sulle strade
Rifiuti sulle strade E’ da cambiare il sistema di raccolta rifiuti sulle strade extraurbane. Già nel 2017 (vedi Verona come Roma) abbiamo portato all’attenzione delle amministraz... 5047 views Mario Spezia
Apocalypse Wine
Apocalypse Wine YouTube censura video sulla coltura industriale del Soave. Dopo il can can nei media, con numerose reazioni politiche, il documentario, girato da una classe di ... 4702 views redazione
Cristo o Barabba?
Cristo o Barabba? I britannici scelgono Barabba, gli spagnoli ancora Cristo. Si scatena il dibattito su quali poteri affidare al popolo e quali alla classe politica.   "... 1884 views Michele Bottari
La paura della morte fa vincere le elezioni
La paura della morte fa vincere le elezioni Come si sta evolvendo la politica in relazione allo strapotere dei social media? Tra moderati e sovranisti, la parola chiave è la paura, come dimostrano le alte... 5217 views Michele Bottari
Vietnam, catturati due selvaggi
Vietnam, catturati due selvaggi Padre e figlio rifugiati per quarant'anni nella giungla. Grave affronto alla modernità e al progresso, che ora si prenderanno la legittima rivincita con un duro... 2128 views Michele Bottari
Il nuovo che avanza
Il nuovo che avanza I nostri amministratori hanno una strana idea del nuovo e del rinnovamento, un'idea che tiene pochissimo conto della storia di Verona e moltissimo conto degli a... 1584 views Mario Spezia
Ministero dell'agroalimentare
Ministero dell'agroalimentare Il ministero delle Politiche Agricole cambia nome e diventa "Ministero dell'agroalimentare". Anche dal punto di vista semantico il governo marca la propria vici... 2052 views antonio_onorati