I navigatori GPS sembravano una cosa brutta. Purtroppo la Bestia aveva in serbo qualcosa di peggio: google-maps.
La morte del navigatore GPS è la dimostrazione che la tecnologia è una sovrastruttura utile solo a opprimere l'umanità.
Quando sono entrati nel mercato, i primi navigatori GPS hanno creato anche a me un po' di (paradossale) disorientamento. Io sono un nerd all'antica, mi piacciono gli oggetti tecnologici, mi piace decifrare codici apparentemente arcani. Per questo amo le mappe, quelle stradali, ma soprattutto quelle dei sentieri, quelle costose che riportano tutto, miniate in segni microscopici, che sono in grado di far capire, a chi sa guardare, particolari come le pendenze, la conformazione di una contrada, il numero dei suoi immobili e le proporzioni relative.
Per questo, ha provocato sentimenti contrastanti vedere i navigatori GPS equipaggiare prima le auto di lusso, poi via via scendere di prezzo, fino a diventare tascabili e sempre più economicamente abbordabili. Il loro uso ha reso inutili una serie di gesti antichi, come il fermarsi a bordo strada per leggere la mappa, o meglio ancora chiedere informazioni.
Questi strumenti ci rivelano ancora una volta la fregatura della tecnologia (vedi Uber Economy 4: invarianza): hanno reso obsolete le nostre amate mappe, ma non usarli, magari proprio a integrazione delle mappe stesse, sarebbe da pirla. Gli attivisti di collineveronesi, per esempio, ne hanno fatto largo uso per tracciare i sentieri semi-abbandonati del nostro territorio.
Ma il dominio dei navigatori GPS è durato lo spazio di un decennio o poco più: come per altri oggetti tecnologici mobili, vedi il lettore mp3, il registratore audio, la macchina fotografica, la telecamera, il bloc-notes, l'agenda, il PC (vedi La lenta morte del computer), etc., è sopraggiunto anche per essi l'inglobamento nello smartphone. Basta collegarsi con l'app di google-maps, e voilà, ecco attivate le funzioni di navigazione.
Ma, a differenza degli altri casi, questa cannibalizzazione ha comportato un salto tecnologico verso il basso. Infatti il navigatore GPS era composto da un ricevitore GPS, una o più mappe più o meno dettagliate in memoria, e un software di navigazione. I moderni smartphone sono forniti solo dell'indispensabile ricevitore GPS, il resto è fornito da remoto da zio Google.
I satelliti GPS che circondano il nostro pianeta non hanno la possibilità di ricevere dati. Essi non fanno altro che trasmettere la propria posizione sulla terra. Per questo motivo il navigatore è un attrezzo abbastanza complicato, deve tradurre questi segnali, calcolare la propria posizione, confrontarla con il percorso segnato nella mappa, confrontarlo con la posizione precedente, e dare le nuove disposizioni.
Complicato sì, ma non troppo. Questa tecnologia era già ampiamente alla portata di un dispositivo tascabile già dieci anni fa. Perché mai non l'hanno inserita nei vostri mostruosi smartphone di adesso? Semplice: perché a Mephisto, detto anche la Bestia, non conviene. A lui conviene elaborare per vostro conto il vostro percorso, così può conoscere, tra una miriade di vostri dati personali, anche la vostra posizione geografica. In ogni momento.
Così, al complicato sistema dei navigatori GPS è stato sostituito il sistema google-maps: voi impostate la destinazione e il vostro smartphone invia alla Bestia la vostra posizione. Il server a Mountain View (California) calcola il vostro percorso e vi invia la direzione, voi inviate la vostra nuova posizione, il server calcola la nuova direzione, e ve la invia. Il meccanismo si ripete ogni dannato secondo del vostro viaggio, fino a destinazione raggiunta.
Quanto costa dal punto di vista energetico e tecnologico questo andirivieni di bit tra il vostro cellulare, i satelliti GPS, e Mountain View? Dal lato del vostro smartphone, ve ne potete rendere conto osservando il consumo della batteria. Ma il grosso del consumo energetico sta nel continuo sballottamento di dati tra il vostro smartphone, il ripetitore del vostro provider telefonico, le centraline internet, le dorsali transoceaniche, il percorso per arrivare in California, il server di Mountain View, e il percorso inverso.
Chi paga tutto questo, visto che anche questo servizio è assolutamente gratis, così come la messaggistica, l'ospitalità in cloud delle vostre foto, e mille altri? Ma zio Google, naturalmente. E che cosa chiede in cambio? Nulla, solo la vostra anima. Nei server di Mountain View c'è un dossier su ciascuno di voi, con i vostri gusti, i vostri acquisti, le vostre chat, i vostri hobby, le vostre inconfessabili perversioni, le vostre debolezze, opinioni etc.
Ma a differenza di Mefistofele, che fece firmare a Faust il patto col sangue, i vostri rapporti con Google non sono così chiari. Infatti, credo che quasi nessuno si sia reso conto che, usando Google-maps non sta usando un navigatore GPS, ma il server di Google, travasando su di esso tutta la propria vita.
Anima a parte, l'uso di Google-maps al posto del navigatore ha una serie di vantaggi e una serie di svantaggi.
Vantaggi:
- permette di usare lo smartphone al posto del navigatore GPS, quindi di non dover portarsi dietro più apparecchi. Questo vantaggio è stato fortunatamente reso vano dalle app opensource come OSMAND (vedi sotto);
- laddove il servizio è disponibile, è possibile integrare il servizio di navigazione con i dati di traffico. Anche questa caratteristica è inutile usando buonsenso e Isoradio.
Svantaggi:
- se il luogo dove siete ha una copertura internet non adeguata, il balletto di bit sarà impossibile o estremamente lento, per cui il servizio farà schifo. Ecco uno dei motivi per cui l'arretratezza tecnologica italiana salverà molte anime;
- consumo esagerato di batteria, specie nelle zone poco servite da internet mobile;
- dipendenza: il vostro smartphone non ha in memoria uno straccio di mappa, tutto (vostri spostamenti e mappe) è archiviato nei server di Mountain View.
Domanda: esistono degli angeli che, come quelli di lineage (vedi L'arma finale 2: come ci possiamo difendere), permettono di liberarsi da tutto questo? Sì: e hanno prodotto OSMAND (OpenStreetMmaps Automated Navigation Directions), un app che trasforma il vostro smartphone in un vecchio, ma modernissimo, navigatore GPS.
Scaricando le mappe offline è possibile utilizzare il proprio dispositivo Android come un navigatore satellitare senza alcuna connessione ad Internet. Non si necessita di connessione ad Internet nemmeno per il calcolo del tragitto più breve per raggiungere più punti intermedi. Tutto rimane nel vostro smartphone.
Domanda 2: perché quasi nessuno conosce questo servizio e ancora in meno lo utilizzano? Perché viviamo in un mondo sbagliato, e in una fase della storia in cui comandano i poteri forti. Per questo sono poche le persone che avvertono che qualcosa non funziona, e ancora meno quelle che cercano alternative.
Su queste pagine ne proviamo qualcuna.