Non pensare ai fiumi e ai bacini idraulici come ad un unico sistema è un errore gravissimo, non ci si può occupare di acqua e non intervenire sull'edificazione, sul sistema delle infrastrutture, strade, fognature, canali, persino delle recinzioni.

Nei primi giorni di novembre come spesso accade in questi ultimi anni le alluvioni colpiscono l'Italia.

Quest'anno in modo particolare le inondazioni hanno colpito la parte centro occidentale del Veneto.

Ogni anno, in queste occasioni si parla di crisi idrogeologica dell'Italia, si critica il modo di costruire, cementificare, ed impermeabilizzare il territorio (quello che Fulco Pratesi ha definito "incendio grigio" ) ma è come un copione che si ripete ogni anno, senza soluzione di continuità.

In effetti numerose e concomitanti solo le cause che di volta in volta stanno alla base alle singole alluvioni e spesso l'inseguimento di un'unica causa e di un unico colpevole non aiutano a far comprendere ai cittadini il fenomeno ad indurre tutti ad una svolta nei comportamenti e nelle scelte di politiche per il territorio.

Di volta in volta i colpevoli principali sono: Gli alberi nelle golene, la neve che si scioglie in fretta, la ghiaia in alveo, naturalmente le troppe piogge, ecc., e quest'anno si sono aggiunte come ultima novità le nutrie, come se solo un elemento fosse la causa di tutto.

In realtà le cause sono molteplici e di fatto sono lo specchio di come sia complessa la gestione di un fiume e del suo bacino idrografico, che dovrebbe essere gestito a nostro avviso come un'unità territoriale ed ambientale dalla sorgente alla foce, in ogni progetto.

Anche le diverse tipologie di gestione dell'agricoltura poco o niente citate tra le cause delle alluvioni, svolgono un ruolo importante nella riduzione di permeabilità, a causa della diversa infiltrazione dell'acqua dovuta dalla minor presenza di sostanza organica (derivante da monocoltura a seminativo- mais), del maggiore compattamento del terreno da parte dei mezzi agricoli sempre più grandi. E' intuitivo capire che anche una ridotta permeabilità dei terreni agricoli se moltiplicata per l'estensione degli stessi può influenza negativamente il sistema idrico complessivo

Cercare un'unica soluzione, spesso prettamente "ingegneristica" (di solito cementificazione e approfondimento degli alvei) che sovente non fa che spostare i problemi a valle.

Le soluzioni sono molteplici come molteplici solo le cause concomitanti che provocano un'alluvione. Alcune cause sono prettamente naturali e al di fuori della capacità di governo dell'uomo (neve, intensità delle piogge, venti di scirocco ecc.) ma altre sono il frutto del mal governo del territorio che a partire dal numero delle autorità che hanno competenza in materia (troppe con competenze disseminate, spezzettate, senza visione unitaria, senza alcun grado di gerarchia) sino ad arrivare ai comportamenti dei singoli, hanno tutte la tendenza a scaricare spesso su altri il problema del deflusso delle acque.

Ma l'acqua è una sola, è la stessa sostanza che poi NOI utilizziamo per scopi diversi (potabile, agricolo, ludico, benessere, scenografico, ecc). Non è possibile che non ci sia un unico punto di responsabilità per la gestione e per il coordinamento degli usi, della tutela, della programmazione. Una unica Autorità con vera autorità per e su tutta l'acqua!!!

In generale la maggior parte delle infrastrutture costruite, a partire dai singoli piazzali asfaltati, alle grandi  aree a seminativo prive di copertura vegetale, sino alle grosse infrastrutture stradali, aeroportuali, ecc., hanno come minimo comune denominatore una minore permeabilità del terreno e l'aumento della velocità dell'acqua piovana che scorre in superficie.

A nostro avviso questi dovrebbero essere i nodi da risolvere in via prioritaria, in ogni intervento sul territorio, dal più piccolo al più grande. Dalla piccola strada di montagna alla nuova area di espansione, dalla grande autostrada al nuovo aeroporto.

Si è costruito troppo ma principalmente in modo dissennato, all'interno degli argini fluviali (praticamente dentro i fiumi), si sono occupate aree libere, che spesso si erano conservate prive di edificazione proprio perché in depressione rispetto al territorio circostante e quindi paludose e da sempre soggette ad allagamenti. Si è costruito vicino a fiumi con alveo pensile e quindi sopraelevato rispetto alla campagna circostante, non tenendo conto della pericolosità in caso di rottura degli argini.

Per quanto riguarda la regimazione dei fiumi poi, la maggior parte delle grandi opere di difesa idraulica e di consolidamento di argini appartengono al secolo scorso e quindi costruite con la tecnologia del periodo (potremo definirla degli gli argini della carriola). Mentre le opere più recenti spesso hanno coinciso con la cementificazione delle sponde ed in generale con opere che aumentavano la velocità e la forza di erosione delle acque.

I fiumi da sempre hanno avuto le loro golene, aree che nei periodi di piena venivano allagate e che permettevano un rallentamento ma anche un'espansione dell'acqua in determinati punti. Queste golene si formavano naturalmente in conseguenza della pendenza del terreno, del cambiamento di del fondo del fiume e della velocità dell'acqua.

Non pensare ai fiumi e ai bacini idraulici come ad un unico sistema è un errore gravissimo, non ci si può occupare di acqua e non intervenire sull'edificazione, sul sistema delle infrastrutture, strade, fognature, canali, persino delle recinzioni. Specialmente in Veneto stiamo, a nostro avviso, smarrendo una grande tradizione culturale che apparteneva al modo di governare il territorio della Repubblica Veneta e dei suoi Magistrati…….

Studi e analisi sui bacini e sui fiumi ce ne sono a montagne, presso i ministeri, gli uffici regionali, le università, è il passaggio all'applicazione dei progetti e delle regole il punto mancante.

Gli avvenimenti di questi giorni hanno svelato per l'ennesima volta una fragilità idrogeologica assoluta della Regione Veneto dove in poche ore si possono creare gravi dissesti.

E' assolutamente necessario per il prossimo futuro un cambiamento di rotta sia gestionale che culturale in tema di gestione idrica del territorio, che dia forza e compimento a quanto avviato si era avviato con la legge 18 maggio 1989 n. 183 e al compito delle allora definite Autorità di Bacino. Questa normativa ha via via perduto forza così come la sua applicazione.

Le Autorità di bacino come istituite per legge, sono state soppresse, quelle di distretto sono in gestazione, in realtà ci troviamo di fronte a dei fantasmi. Basti vedere per chi vuole, il sito ancora visibile dell'Autorità di Bacino dei Fiumi Isonzo, Tagliamento, Livenza Piave e Brenta-Bacchiglione, dal quale si evince che l'ultimo comunicato stampa del 2 novembre 2004 parlava di alluvioni sul bacino del Brenta, se la storia non insegna ….

L'acqua ha una lunga memoria, l'acqua è un ciclo, è universale. Ha tempi lunghi per manifestare le sue utilità e la sua forza. L'acqua è un bene indispensabile per la vita, fondamentale, maltrattato e vilipeso. Ha però un grande difetto: non rispetta i tempi della politica ne quelli elettorali. La programmazione e le opere, che coinvolgono il tema dell'acqua, hanno necessità di conoscenza per trovare soluzioni corrette. Non si presta a boutade da bar sport, si rende necessario l'uso di scienza e coscienza, come da sempre è stato fatto nelle civiltà dell'acqua (Serenissima in primis!)

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