Il primo studio mai realizzato sulle farfalle diurne del Veneto:170 specie recensite, 60000 dati raccolti da oltre 100 collaboratori!

Sabato 6 dicembre è stato presentato al Museo di Storia Naturale di Venezia il risultato del pluriennale  progetto ARVe: un poderoso atlante di 408 pagine, 710 illustrazioni a colori sulla distribuzione dei Ropaloceri, le farfalle diurne, in Veneto. Una ricerca poderosa, iniziata 5 anni fa, coordinata da Lucio Bonato dell'Università di Padova, Marco Uliana del Museo di Storia Naturale di Venezia e Stefano Beretta che ha coinvolto cittadini, collezionisti privati e Istituzioni pubbliche. La ricerca si è rivolta al passato scandagliando pubblicazioni (122) e collezioni, digitalizzandone in molti casi  le informazioni, al presente, con la raccolta dati effettuata in campo da più di un centinaio di collaboratori e, ovviamente, al futuro.

Perché le farfalle diurne? Per svariate ragioni. Soprattutto perché, assieme agli uccelli, sono degli ottimi  indicatori ambientali, cioè il loro status può dire molto sullo stato dei vari habitat presenti nella nostra regione. E quindi sulle misure di conservazione da intraprendere per la loro salvaguardia: il ponte sul nostro futuro, appunto.

Il database risultante è costituito da 60026 dati georeferenziati validati e consegnati alla Regione Veneto.

Veniamo all'analisi di questo dati. Ad oggi sono stabilmente presenti 170 specie, di cui 6 probabilmente non residenti: vi sono cioè immigranti regolari come la Vanessa del cardo e Colias crocea , che da noi non svernano; immigranti frequenti come Lampides baeticus che migra dalla zona tropicale; immigranti rare come Argynnis pandora. Si sono registrate alcune "sorprese": Zerinthia nel 2009 è stata suddivisa in due specie, a nord e a sud del Po rispettivamente; anche Leptidea è stata suddivisa nel 2002 e 2011. Le farfalle di montagna, le erebie, come euryale, pandrose, gorge sono spesso di dubbia interpretazione, diverse da massiccio a massiccio.

Ciò introduce all'intrinseco aspetto dinamico, nello spazio e nel tempo,  che caratterizza la distribuzione dei Ropaloceri e che è stato evidenziato nella Atlante sulle mappe  (cerchi bianchi: osservazioni antecedenti al 2000; cerchi neri: osservazioni recenti) assieme alla loro ecologia e fenologia.

Per le varie specie emergono diversi modelli di distribuzione, così ad esempio Polygonia egea è una specie tipicamente "cittadina", amante della parietaria. E' tuttavia inspiegabilmente scomparsa da città come Bologna e Vicenza. Aumento dell'inquinamento?

Interessante la suddivisione che emerge tra montagna e pianura: delle 170 specie totali, 161, il 98%, sono state rivenute montagna mentre solo 56, il 34%, in pianura.

Tra le specie in espansione Cacyreus marshalli, un licenide – alloctono- introdotto incidentalmente in Italia a fine anni Novanta e Brinthesia circe, una ninfalide.

In regressione Polyommatus dorylas e Melitaea cinxia. Sono invece scomparse dalla circolazione Pirgus onopordi (ultimo avvistamento 1987); Coenonympha rhodopensis, la Coenonympha del Monte Baldo (ultimo avvistamento del 1988) e Chazara briseis, vista per l'ultima volta nel 1984.

I principali sospettati sono la diffusione del bosco (e quindi la regressione di ambienti come i prati aridi) e l'agricoltura intensiva (pianura).

Si può parlare di progressiva scomparsa delle farfalle? Qui Uliana, nella sua presentazione, fa riferimento al Regno Unito, dove campagne come ARVe sono il pane quotidiano e dove i database a disposizione possono contare su più di 4 milioni di dati a partire dagli anni Sessanta del secolo scorso.

Ebbene, nel periodo 2000-2004 il 76% delle specie del Regno Unito è in declino rispetto ai decenni precedenti. Inoltre si nota un'evidente spostamento delle specie verso nord, frutto innegabile di un riscaldamento climatico in atto, altra causa di perdita dei Ropaloceri.

Sicuramente la protezione delle specie (ma qui i relatori insistono piuttosto sulla protezione degli habitat) può fare molto : viene portato ad esempio l'esempio di due Parnassius: Apollo, protetta, è ancora rinvenibile. Il Febo, invece, non protetto, è virtualmente estinto nella nostra regione. Stesso discorso per alcune specie del genere Lycaena (dispar e alciphron e hippotoe rispettivamente).

Un quadro non roseo, purtroppo, del coloratissimo e amatissimo mondo delle farfalle diurne.

Dopo avere ancora una volta lodato il fenomenale lavoro di Bonato, Uliana e Beretta non mi resta che consigliare di correre subito ad acquistare una copia:

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Così, almeno, si serberà il ricordo di questi cari esserini volanti.

La foto è Hipparchia statilinus scattata da Eugenio Pighi nei pressi del Monte Tosato il 28-8-2014