Trasognata e poetica escursione sulle nevi.

"A segnalare l'arrivo dell'inverno, da sempre, è per primo lo scricciolo che si avvicina alle case degli uomini. E' il più piccolo degli uccelli europei, un batuffolo raccolto di piume brune con fini striature più scure e una piccola e breve coda sempre portata all'insù…"" (1)

"Così lo ricordo fin dalla mia lontana infanzia e subito, dopo di lui, giungerà puntuale la neve dai monti a nord: leggera e secca, uno spolverio su boschi e case; ma se da est, abbondante da bosco a bosco a coprire le erbe secche e il muschio, i cespugli, vestendo di bianco gli alberi: tutto diventerà nuovo, irreale e misterioso.

In questo scorcio di autunno la neve è caduta abbondante in montagna. Assieme ad Alberto e Franco ci incamminiamo su per la Valbona, dopo essere scesi alla stazione di Ala. La valle è a tramontana, fa freddo: ma Rigoni Stern scalda il cuore.

Il sentiero comincia dopo un'ora di cammino. Passiamo sotto le cenge dell'Aguz: la sorgente lì appresso è diventata invisibile. Come pure i camminamenti e le trincee, lì sopra.

Penso a mio nonno, al duro inverno del 1916, 30 gradi sottozero, passato forse in Tofana o forse in Marmolada. Erano più i morti dovuti alle slavine che alle pallottole.

"...Copri col soffice tuo mantello il nostro amico, il nostro fratello..." (2)

Arriviamo a La Vecieta, ai tempi di Cecco Beppe un'osteria nel cuore della montagna per boscaioli, malgari e contrabbandieri. Comincia un tratto impegnativo: si sprofonda, ma non è ancora il momento delle ciaspole. Giungiamo finalmente al bivio per il Foppiano e indossiamo le racchette da neve. La neve è veramente tanta, il cartello segnaletico della SAT emerge appena. I faggi lasciano il posto ad abeti e larici.

"Camminando immersi in quel bianco di luce propria, tra gli alti tronchi muschiati d'argento, pure il tempo diventa irreale e vivi in un mondo metafisico come dentro un sogno: non ha più peso il tuo corpo, non è faticoso il passo e cammini vagando da pensiero a pensiero. In un infinito tra gli alberi innevati anche le cose della vita appaiono più chiare." (1)

La metafisica del mondo si svolge quando, dopo aver seguito le impronte di una lepre, dal bosco si passa ai pascoli delle Scorteghere. Bianco abbacinante, cumuli di neve soffice. A nord, in lontananza, il regno fatato del Brenta. Vedo un movimento alle Gasparine e decido di puntare alla malga.

Agostino ci accoglie con un bicchiere di vino. Poi un pezzo di torta, il caffè e la grappa. Ma sono già le due e un quarto ed è ora di ripartire: salutiamo gli amici. Ci lasciamo velocemente alle spalle la pista da fondo, costeggiando il Tomba e arrivando a Bocca di Selva. Mi guardo intorno per vedere se ci sono gli amici alati giunti a svernare dalla Scandinavia: gli zigoli delle nevi. Ma di loro non c'è traccia.

E puntiamo alla Moscarda. Oltrepassata la malga, ci lasciamo nuovamente alle spalle la civiltà. Immersi ancora nella magia. Bastone di sotto: intersechiamo altre tracce di racchette da neve e orme di volpe. Dopo i Dossetti, la sorpresa. Incontro un vecchio folletto delle nevi, Sandro, con moglie e amici. Naturalmente le tracce erano le sue.

Proseguiamo assieme per un pezzo, fino a Malga Valpiana. Accompagnati da un tramonto da Gotterdammerung: la montagna si illumina di rosso, arancio e viola, diventa purpurea. Fino a che una lama infuocata all'orizzonte ci toglie il respiro. Il folletto scompare nel bosco verso la Croce, la nostra meta invece è Bosco, dove l'autobus ci attende prima delle 7.

La luna, crescente, ci segue a est, in un mare di punti baluginanti: le costellazioni sopra di noi e le luci della città e di tutta la pianura fino agli Appennini , lontano sotto di noi.

"... E' profondo il silenzio della neve; quando cade, anche la notte diventa più silenziosa e dolcissimo il sonno. ..." (1)

Questa sera a Verona non è nevicato. Ma il sonno è stato dolcissimo lo stesso.

(1) da Stagioni di Mario Rigoni Stern Einaudi, 2006

(2) da Signore delle Cime, di Bepi De Marzi

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