Per uscire da questa situazione di impasse serve un piano degli interventi che punti decisamente all'eradicazione dei cinghiali.

Alcune proposte concrete.

I cinghiali presenti nel nostro territorio, ma soprattutto nei parchi e nelle aree protette, sono il risultato di incroci plurimi tra il cinghiale (Sus scrofa scrofa) e il maiale (Sus scrofa domesticus) e sono stati importati dai paesi dell'est europeo e poi introdotti illegalmente nella nostra provincia dai cacciatori creando gravi squilibri nella già difficile conservazione della biodiversità. Esemplari che superano abbondantemente il quintale e mezzo, ma arrivano a pesare anche 2,5 quintali, non hanno niente a che vedere con il cinghiale autoctono italiano.

Ci sono prove inoppugnabili di questo comportamento irresponsabile, messo ripetutamente in atto dai cacciatori negli ultimi decenni del secolo scorso in varie zone della nostra provincia nella totale indifferenza degli organi di controllo: Corpo Forestale dello Stato e Polizia Provinciale

La presenza di questi cinghiali "modificati", con taglia e prolificità aumentate rispetto alla specie selvatica, ha creato seri problemi in Lessinia, in Val d'Adige, sul Monte Baldo e nella zona collinare. Ormai non c'è mq di suolo che non sia stato rivoltato dai cinghiali. L'Hortus Europae si sta trasformando in un allevamento di cinghiali allo stato brado, con tutte le conseguenze che è facile immaginare per gli habitat e per le numerose e particolarissime specie vegetali e animali presenti sul Monte Baldo. Il decorticamento dei pascoli sia sul Baldo che in Lessinia, anche su aree molto estese, ha provocato una serie di problemi piuttosto gravi, anche di natura idrogeologica: impoverimento dei pascoli, perdita del cotico erboso, distruzione delle specie protette (sopratutto orchidaceae e liliaceae), smottamenti. Questo tipo di danni è stato mitigato negli ultimi anni dalla presenza dei lupi, che hanno progressivamente spinto i cinghiali nei vaji più profondi di montagna e verso la zona collinare. A questo riguardo va fatto notare che una seria politica di eradicamento dei cinghiali porterebbe con ogni probabilità ad una diminuzione naturale del numero dei lupi presenti in Lessinia e sul Baldo, obbiettivo difficilmente raggiungibile con altri mezzi leciti.

Ovviamente questo spostamento verso sud dei cinghiali ha aumentato i problemi nelle coltivazioni collinari, soprattutto vigneti e uliveti, dove i cinghiali arrivano a distruggere i nuovi impianti e a depredare i raccolti, specialmente dove la vite è coltivata a guyot. La presenza di cinghiali di grosse dimensioni nelle immediate vicinanze delle case desta poi notevole preoccupazione nelle persone che vivono in abitazioni o contrade isolate.

Come già accennato, c'è un grosso problema dovuto alla predilezione dei cinghiali per i bulbi delle orchidee spontanee. Sono stati documentati numerosi casi di grave danneggiamento e anche di totale distruzione di siti popolati dalle orchidee. Anche noi abbiamo potuto osservare sulle colline di Verona la sparizione da un giorno all'altro di piante di orchidee in piena fioritura.
http://www.giros.it/forum/viewtopic.php?f=96&t=1875
https://www.funghiitaliani.it/topic/70300-anacamptis-x-gennarii-estirpata-dai-cinghiali/

Di fronte ad una situazione così grave la Provincia di Verona e la Regione Veneto non hanno fino ad ora saputo mettere in campo degli interventi capaci di arrestare l'espansione incontrollata dei cinghiali. La Provincia e la Regione Veneto si sono limitate a delegare ai cacciatori il compito di controllare attraverso la caccia il numero dei cinghiali presenti sul territorio. La regione Veneto ha consentito la caccia dal 2 novembre 2019 al 30 gennaio 2020 in girata e fino al 30 marzo 2020 in selezione da appostamento.https://s01-stagingportale.regione.veneto.it/web/guest/comunicati-stampa/dettaglio-comunicati?_spp_detailId=3326995

L'attività di controllo del cinghiale, così come è stata svolta nelle ultime stagioni, si è rivelata del tutto inefficace. I cacciatori sono contenti perché è considerevolmente aumentato il loro carniere, ma il numero dei cinghiali continua ad aumentare e la situazione appare ormai fuori controllo. E' evidente che non esiste nessuna pianificazione degli interventi, che sono affidati all'estro e alla buona volontà dei singoli cacciatori. L'assessore Pan alla fine del doc. linkato dichiara: "Auspico fortemente che non venga meno l'azione sinergica del prelievo venatorio e l'attività degli operatori abilitati al piano di controllo nel restante periodo dell'anno perché solo così la strategia di contenimento potrà essere efficace per la tutela delle colture agricole, della fruizione turistica e per la sicurezza dei cittadini".

Di fatto questa azione sinergica è inesistente e non è stata preordinata nessun'altra attività di controllo. Da questo punto di vista sono significative le dichiarazioni di Stefano Marcolini, consigliere provinciale con delega alla caccia. Marcolini si barcamena fra il Piano provinciale di eradicazione dei cinghiali e il tentativo maldestro di ottenere la collaborazione dei cacciatori ad un piano che, se attuato, vedrebbe la fine del gioco preferito dai cacciatori. "Su progetto della Provincia l'Ispra ha approvato la caccia di selezione al cinghiale con appostamento fisso per dodici mesi l'anno. Esistono infine i Piani di controllo (prelievi da appostamento fisso) che sono gli unici strumenti attuabili oltre i 900 metri di quota". Così finisce che la Provincia autorizza la caccia tutto l'anno, allunga l'orario della caccia fino a due ore dopo il tramonto, ma di fatto rinuncia all'eradicazione del cinghiale: "mettendo in atto tutte le possibili strategie necessarie per limitarne l'espansione, ma nello stesso tempo a valorizzare il cinghiale quale risorsa e non solo quale problema".

La Provincia di Verona farebbe bene a farsi consigliare dagli esperti di ISPRA, come suggerito alla fine della nota PROBLEMATICHE LEGATE ALLA GESTIONE DEL CINGHIALE NELLE AREE PROTETTE NAZIONALI pubblicata nell'articolo precedente.

Indipendentemente dalle indicazioni che potrebbero arrivare da Ispra, chiunque capisce che per uscire da questa situazione di impasse c'è bisogno di un piano di interventi articolato, che deve avere alcuni presupposti minimi:
- maggiori finanziamenti;
- una pianificazione complessiva degli interventi, che copra l'intera area della provincia di Verona e che punti decisamente all'eradicazione dei cinghiali ;
- una pianificazione di interventi diferenziata per zona e per condizioni geo-ambientali;
- il coinvolgimento dei proprietari di terreni/malghe;
- un bando regionale rivolto ad aziende specializzate nella cattura di ungulati;
- un compenso in denaro per i coltivatori/allevatori che accettano di collaborare all'attività di eradicazione;
- la fornitura da parte della Regione di attrezzature e logistica per la cattura e gestione dei cinghiali catturati;
- un piano di distribuzione-vendita del surplus di carni di cinghiale messo sul mercato con questi interventi.

I problemi sono tutti risolvibili quando c'è la volontà reale di affrontarli e di risolverli. Il fatto che non vengano nè affrontati nè risolti la dice lunga sulla reali intenziioni di chi governa la Provincia di Verona e la Regione Veneto.