La neve è un vago ricordo, il clima è primaverile, a malapena ci si fa gli auguri, resistono bene cene e pranzi, vanno forte le vacanze esotiche.

Con i cambiamenti climatici è cambiato anche il significato del Natale. Eppure c'è ancora chi resiste, fra Betlemme e Camposilvano.

Ieri sera al Covolo di Camposilvano si è celebrata la Messa della Notte Santa, secondo una tradizione iniziata 45 anni fa per iniziativa di don Alberto Benedetti con la collaborazione di Attilio Benetti. "Questa è la vera grotta per la messa di Natale" aveva detto "il prete dei castagnari" al Tilio Benetti, il custode del Cóvolo e dei suoi misteri. Il coro delle Falìe diretto da Alessandro Anderloni ha impreziosito la scarna celebrazione con canti tradizionali in vari modi legati al Lieto Evento e al territorio dei Monti Lessini.

La messa è sempre uguale a se stessa, ma nella messa di ieri sera l'attenzione è andata alle persone disagiate, ai cercerati, agli immigrati, al primato cristiano dell'accoglienza, al vergognoso mercato delle armi in cui l'Italia gioca un ruolo di primo piano. Il prete ha spiegato con parole semplici e chiare che contro tutte le ingiustizie, le guerre, le violenze, le sopraffazioni, ci viene proposta l'immagine di un bambinello incapace di badare a se stesso.

Siamo tutti portati a pensare che la Lessinia sia diventata da tempo una moderna Vandea completamente asservita all'ideologia e agli slogan del partito di Salvini. Eppure ieri sera il Covolo di Camposilvano era gremito di gente di ogni età e di varia provenienza. Il cielo era pieno di stelle luminosissime e il gigante Orione campeggiava in mezzo al cielo invernale a breve distanza dalle Pleiadi. Così un filo di tenue speranza si è insinuato nei nostri aridi cuori.