Al Vinitaly va in onda il consueto bailamme di vini eccellenti con lo scopo evidente di rendere appetibile al mercato mondiale una produzione generalmente di bassa qualità.

C'è in giro anche del buon vino, ma bisogna saperlo cercare.

L'avevamo capito anche noi, già da un bel po', che il vino è sempre più tecnologico, sia nella produzione che nella commercializzazione. Purtroppo tutta questa tecnologia non è sempre impiegata a vantaggio della qualità, anzi spesso serve a coprire una qualità decisamente scadente.

Sentori di ogni genere aleggiano sulle etichette delle bottiglie di vino che ci vengono imbandite a tavola: anice, cannella, chiodo di garofano, liquirizia, noce moscata, zenzero, pepe, vaniglia, zafferano, erba, felce, fieno, limoncello, foglia di pomodoro, salvia, foglie, mallo di noce, peperone verde, funghi, tartufi, muschio, humus, salvia, finocchio, alloro, basilico, lavanda, origano e resine nobili, pino, incenso e ginepro, acacia, biancospino, rosa, iris, geranio, fiori d'arancio, caprifoglio, tiglio, violetta, narciso, gelsomino, ginestra, fico secco, mandorla, nocciola, noce, noce di cocco, prugna secca, uva sultanina, confettura, albicocca, ananas, banana, mela cotogna, agrumi, frutti esotici, ciliegia, fragola, ribes, lampone, mora, prugna, cacao, caffè, orzo tostato, cioccolato, caramello e chi più ne ha più ne metta.

Un turbinìo di sentori che, ahimè, rischia di rendere inquieto il sonno eterno di Luigi Veronelli.

Ma non tutto il vino è fatto di parole e di fuffa. Mi è capitato pochi giorni fa di offrire a qualche centinaio di invitati un bicchier di vino semplice, privo di etichette magniloquenti, uno di quei vini che sembrano facili, ma che invece sono frutto di un grande lavoro fatto nel campo e in cantina. Molti degli invitati a questa festa si sono complimentati per la qualità del vino e mi hanno chiesto notizie del produttore, notizie che volentieri ho dato e dò a tutti indistintamente, perché è giusto che il lavoro onesto venga riconosciuto e premiato, anche economicamente.

Si tratta di Gigi Aldrighetti e dei suoi figlioli, che "fanno" il vino sulle colline di Gnirega, nel comune di Marano di Valpolicella. Luigi Aldrighetti è uno storico alfiere del biologico, che pratica da decine di anni con coraggio, conoscenza e determinazione. I risultati si vedono, si sentono e convincono i veri conoscitori più di certe sofisticate etichette apposte su bottiglie dalle forme suadenti nel tentativo, spesso riuscito, di abbindolare i numerosi incauti compratori.