Puntuale come la morte riparte l'assalto alle colline. La scadenza elettorale ha come sempre il potere di scatenare gli istinti belluini dei politici veronesi, che buttano la maschera di persone per bene e dimenticano il rispetto per le poche zone protette della nostra città.

L'ultimo era stato l'assessore Vito Giacino, a proporre la trasformazione delle colline in un cantiere diffuso, ma prima di lui si era dato da fare anche l'assessore Pernigo, ai tempi della giunta Zanotto.

Il tentativo di utilizzare le colline e, a detta dell'assessore Caleffi, anche il Parco dell'Adige come nuova zona di espansione edilizia ha attraversato tutte stagioni della politica veronese, dal dopoguerra fino ai nostri giorni. Non c'è mai stato un reale periodo di tregua, caso mai qualche intervallo in cui l'aggressione è stata più coperta e contenuta.

Dagli anni '80 ad oggi è sempre continuata l'infiltrazione del mattone e del calcestruzzo nel territorio collinare, prima attorno ai centri abitati e poi sempre più in profondità, sia nei vaj che sulle dorsali.

La procedura è sempre la stessa: si parte con un rudere o con un "annesso rustico", talvolta regolare e altre completamente abusivo, si procede con sanatorie e permessi più o meno regolari, si finisce con la villetta utilizzata quasi sempre come seconda casa nei fine settimana oppure per qualche settimana durante l'estate. Vivere in una casa isolata distante dai centri abitati non è per niente facile.

E' risaputo che il 90% di tutti questi annessi rustici non hanno niente a che fare con l'agricoltura e non sono mai stati utilizzati per riporre attrezzi o prodotti  agricoli. Non sono rustici neppure nel senso letterale del termine, perché hanno misure e finiture tipiche dell'abitazione civile e non del ripostiglio o del magazzino agricolo.

La legislazione regionale veneta in materia di "annessi rustici" è stata più volte modificata. La legge regionale n. 11 del 20 aprile 2004, comma 1 dell' articolo 44, stabilisce che nella zona agricola sono ammessi, in attuazione di quanto previsto dal PAT e dal PI, esclusivamente interventi edilizi in funzione dell'attività agricola. Il decreto legge n. 133 del 12 settembre 2014 nel testo coordinato con la legge di conversione 11 novembre 2014, n. 164, si presta ad alimentare la tentazione di trasformale le preesistenze rurali in abitazioni civili a tutti gli effetti.

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Il Comune di Verona dovrà comunque rispettare le leggi regionali, ma sappiamo bene che il margine di discrezionalità fra le disposizioni di legge e le concessioni edilizie è piuttosto ampio.

L'assessore Caleffi dovrà rispettare anche le leggi europee, nazionali e regionali che proteggono i SIC, Siti di interesse europeo, sia nella zona collinare (SIC IT3210012 Val Galina e Progno Borago) sia lungo il corso dell'Adige (SIC IT3210042 Fiume Adige tra Verona Est e Badia Polesine -  SIC IT3210043 Fiume Adige tra Belluno Veronese e Verona Ovest).

Fra un anno a Verona ci saranno le elezioni comunali e per i politici al comando si profila all'orizzonte la possibilità di ottenere voti e finanziamenti in cambio di concessioni, favori, sanatorie, permessi di costruire, ecc. Tutte cose che purtroppo conosciamo bene.

Sul versante imprenditoriale assistiamo ancora una volta - con tristezza - alla sceneggiata del Presidente dell'Associazione costruttori che si precipita ad applaudire il progetto dell'assessore. Sembra che i costruttori edili non riescano ad immaginare un ruolo sociale diverso da quello interpretato dai Lanzichenecchi nel 1527 a Roma. Il fiume, la collina, la campagna, la città, la periferia, qualsiasi spazio utile viene visto unicamente come un possibile cantiere, una opportunità di profitto e di speculazione. Tutto deve essere riempito, asfaltato, nessuno spazio deve restare inutilizzato. E tutto questo alla faccia del riscaldamento globale, del COP21 e di qualsiasi altro trattato di non proliferazione edile.

Sembra che non decolli mai nella nostra città una cultura fondata sul rispetto del territorio, sulla tutela dello splendido paesaggio che attornia il nostro capoluogo, su un utilizzo intelligente degli innumerevoli pregi storici, archeologici, ambientali che abbiamo a disposizione.

Per ultimo dobbiamo ricordare ai costruttori edili che il loro comportamento dissennato ha contribuito non poco alla grave crisi economica che stiamo attraversando. Una parte considerevole delle sofferenze economiche delle nostre banche è stata causata dai presiti inesigibili concessi alle imprese edili ed una enorme quantità di invenduto sta tuttora gravando sulle spalle di moltissime imprese edili.

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Se i costruttori edili si accontentassero di restaurare i monumenti, i palazzi, le zone industriali e le abitazioni già costruite e i politici si occupassero di amministrare in maniera intelligente l'enorme patrimonio storico di cui la città dispone, probabilmente i veronesi si ritroverebbero a vivere in una città più bella, più ricca e più tranquilla.