Renzi ha fatto con la RAI esattamente quello che aveva fatto prima di lui Berlusconi: ci ha messo uomini che rispondono ai suoi ordini. Dalai rassicura i simpatizzanti veronesi del PD: è tutto a posto, va bene così.

L'Italia è passata dal 73° posto dello scorso anno al 77° posto nella classifica di Reporters sans frontières (Rsf), termometro della libertà di stampa nel mondo. Il Botswana, che perde anch'esso posizioni, si attesta comunque al 43esimo, appena sotto il Burkina Faso, surclassandoci nettamente.

Le prime cinque posizioni sono occupate da Finlandia, che mantiene il primo gradino del podio dal 2010, Olanda, in salita di tre posizioni rispetto al 2015, Norvegia, in calo di una, Danimarca, un gradino sotto lo stesso anno e Nuova Zelanda, che guadagna un posto. Tra i balzi in avanti più significativi, quello della Svizzera, che in un solo anno lascia la 20esima posizione per guadagnare la settima.

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Rai, cda approva a maggioranza le nuove nomine dei direttori tg. Gotor e Fornaro si dimettono da Vigilanza. I due senatori dem: "E' occupazione dei telegiornali". Ida Colucci al Tg2, Luca Mazzà al Tg3, Andrea Montanari al Gr e Nicoletta Manzione a Rai Parlamento. Hanno votato contro i consiglieri Arturo Diaconale, Carlo Freccero, Giancarlo Mazzuca.

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Matteo Renzi: "Rai? Non ho messo bocca sulle nomine".

E avanti con le battute!

Il referendum incombe e ognuno cerca di occupare il massimo delle postazioni a disposizione. Chi controlla più reti, più giornali, più emittenti alla fine otterrà più voti. La pubblicità funziona così. Anche le bugie più pacchiane, se ripetute regolarmente, diventano verità comprovate.

Per Lorenzo Dalai si tratta di polemiche pretestuose e potrebbe anche aver ragione, se non fosse per quel 77° posto.

Dalai e il PD sanno benissimo che ci sarebbe un modo per avere un'informazione più libera ed equilibrata in Italia: i partiti dovrebbero mantenere una distanza di sicurezza da tutti i mezzi d'informazione, a Roma come a Verona. Ma è l'ultima cosa che hanno intenzione di fare.