Le schiume nell'Adige non sono 'inquinanti'. Davvero possiamo stare tranquilli?

Premessa: l'Arena riporta da circa un mese la preoccupazione degli abitanti più sensibili della nostra città per la presenza di isolotti di schiuma densa e lattiginosa che galleggiano sull'Adige, a Parona e non solo.

Non è la prima volta, ma la preoccupazione monta. I tecnici dell'Arpav, chiamati per un sopralluogo, hanno raccolto campioni di acqua. E il responso è chiaro e netto (la Rena del 12 aprile, pag. 20): "le schiume in Adige sono totalmente non inquinanti".

"A provocare gli isolotti di schiume dense e lattiginose è un particolare fenomeno naturale," prosegue Ilaria Noro, "che si verifica, a determinate condizioni e solitamente tra gennaio e marzo, lungo tutto il tratto di fiume da Trento fino alle rive veronesi."

Il caso è "risolto senza più ombra di dubbio, senza agenti inquinanti sversati nelle acque dell'Adige." Le rassicuranti parole sgorgano dai risultati delle analisi dell'Arpav, che hanno escluso l'ipotesi di inquinamento da detersivi o altre sostanze nocive.

La schiuma sarebbe "il risultato dell'accumulo di materiale organico di origine animale (in gergo tecnico: esuvie di chironomidi) e di origine vegetale (diatomee) in concomitanza con una ridotta portata d'acqua del fiume." L'analisi ha stabilito che i tensioattivi anionici, cationici e non ionici sono presenti in quantità trascurabile.

Tutti contenti? Mica tanto. Le isole di schiuma da barba accumulate nelle zone meno turbolente del nostro fiume sono gradevoli e naturali come le pantegane che si annidano sui suoi argini.

Anche sul concetto di naturalità ci sarebbe da discutere. Noi ambientalisti(ci), non appena vediamo le schiume, ci facciamo un film con ipotesi e tesi già confermate (scarichi industriali, detersivi), senza avere gli strumenti non solo di prova, ma anche di indagine.

Ne segue che chi detiene questi strumenti ha gioco facile a farci fare la figura dei pirla. L'ARPAV sa già dove noi vogliamo andare a parare, e cioè dare una natura 'industriale' e 'abusiva' alle schiume, per cui esegue una semplicissima indagine (tensioattivi anionici, cationici e non-ionici) e risolve bellamente la questione. Il sillogismo che ne segue è banale: "se non si tratta di scarichi industriali, allora deve essere un fenomeno naturale."

Ma la schiuma è un fenomeno complesso, che non si limita alle cause industriali, ma coinvolge l'agricoltura, e pure l'urbanizzazione intensiva, che evidentemente l'ARPAV ascrive a fenomeni naturali.

La schiuma è un insieme di bolle gassose, provocata da un anomalo aumento della tensione superficiale del liquido. Agitando l'acqua viene introdotta aria, che provoca la formazione della schiuma. La sua persistenza, e non la sua formazione, sono l'anomalia. L'eccesso di tensione superficiale può essere provocata da tensioattivi, ma anche da altre cause.

In realtà non ci voleva un serie di esami di laboratorio per capire che gli isolotti di Parona non erano causati da tensioattivi: il colore della schiuma (bianco, tendente al marroncino), la presenza di resti di piante, frammenti di insetti, il periodo di insorgenza, in concomitanza con lo scioglimento delle nevi, fanno presupporre che si tratti di altro.

All'inizio della primavera, lo scioglimento delle nevi provoca il dilavamento dei campi coltivati e il trasporto verso i corsi d'acqua di concimi e di pesticidi sparsi in autunno, e non trattenuti da un terreno sempre più carente di sostanza organica. Queste sostanze possono portare alla formazione di schiuma (per esempio la reazione acida delle fosforiti). Agroindustria: fenomeno naturale?

Le proteine possono causare la persistenza delle schiume. Esse sono contenute in qualsiasi materiale organico e, nei corsi d'acqua, vengono liberate durante la decomposizione di materiali organici (alghe, piante acquatiche, foglie cadute, insetti, uova dei pesci). Ma i concimi chimici di cui sopra favoriscono la proliferazione di sostanza organica. Eutrofizzazione: fenomeno naturale?

Anche lo scarico di acque reflue o di liquami può portare proteine nei corsi d'acqua. Antropizzazione: fenomeno naturale?

La verità è che, piacciano o meno gli isolotti di schiuma (o le pantegane), essi rappresentano un chiaro sintomo di salute del nostro fiume, e invariabilmente di tutto l'ecosistema che a esso afferisce. Non sarà colpa dell'industria, ma sicuramente le scelte scellerate in termini di cementificazione e agricoltura convenzionale (occupazione sistematica di territori a vigneto, concimi chimici e pesticidi a gogò) hanno il loro peso sullo stato del nostro ecosistema fluviale.

L'Adige sta male, e noi, checché ne dica l'Arpav, siamo preoccupati.