Ero presente al convegno su "l'Orso, il Lupo e la Lince", che si è tenuto a Bosco Chiesanuova sabato 29 giugno. A organizzare il convegno è stata l'Associazione dei Cacciatori della Zona Alpi (acronimo ACZA). L'incontro è stato molto interessante non solo per la qualità degli interventi, ma anche per l'attualità dell'argomento.

Le relazioni sono state tenute da:

- Claudio Groff (Ufficio faunistico del Servizio forestale della Provincia di Trento, esperto di orsi),

- Francesca Marucco (zoologia - esperta grandi carnivori - UNITO),

- Anja Molinari Jobin (zoology - esperto grandi carnivori - University of Berne Switzerland),

- Annibale Salsa (antropologo già docente di Antropologia filosofica e Antropologia culturale UNIGE),

- Daniele Zovi (Corpo Forestale dello Stato).

In allegato, troverete un primo documento sull'Orso bruno delle Alpi. La relazione è stata fatta da Groff, ma alcuni relatori, successivamente, hanno aggiunto cose che hanno completato quanto detto da Groff. I grafici che troverete sono personali rielaborazioni di quelli presentati da Groff e da Molinari al convegno. Sono molto utili per comprendere due passaggi importanti dell'opera di protezione dei grandi carnivori delle Alpi.

Segue la mia relazione dell'intervento sul Lupo fatto da Francesca Marucco.

Sulla Lince, posso anticipare che c'è poco da dire. Molinari mi è sembrato piuttosto pessimista. La specie è in forte regresso in Slovenia e in tutto l'arco alpino (Molinari); il nucleo più consistente è in Svizzera.

I cacciatori presenti al convegno (cacciatori che provenivano dalle regioni di tutto l'arco alpino: dalle Alpi Marittime alle Giulie) hanno espresso parere favorevole alla presenza sulle Alpi sia dell'Orso bruno sia del Lupo.

Concludo con una mia osservazione: l'orso bruno non è un animale aggressivo, ma - propriamente - non è un gattino. Le sue dimensioni sono ragguardevoli e se il suo comportamento diventa problematico (si veda il paragrafo "orsi problematici") non può esserci coesistenza tra uomo e orso. Per questa ragione sono stati uccisi l'orso in Germania e quello in Svizzera. Lo slogan "Colpevoli di essersi avvicinati all'uomo" del WWF-Italia è inadeguato, perché non tiene conto della potenziale pericolosità dell'orso.

La colpa, ovviamente, è sempre dell'uomo. E' l'uomo, infatti, che ha invaso la montagna, le foreste, le rocce con la sua presenza e con un'aggressione turistica e abitativa molto accentuata, con strade e insediamenti che offendono la natura selvaggia del territorio. Ma le conseguenze di un comportamento superficiale nel trattare il problema della conservazione dell'orso bruno sulle Alpi possono essere dannose alla loro causa. L'orso non è colpevole di essersi avvicinato all'uomo, semmai è colpevole di essere un animale pericoloso e come ogni animale pericoloso (si consulti il bel libro "Animali pericolosi" di Giorgio Celli edito da Edagricole ormai una ventina di anni fa) - lupo, vipera, lince, tracina, squalo bianco, scorpione, meduse ecc. - viene condannato a morte dall'uomo, che è disposto ad accettare i rischi della tecnologia (ci sono stati 3650 morti per incidenti stradali nel 2012 e ben 20 000 circa invalidi permanenti, dati Istat e UNIVR, eppure nessuno pensa che si debbano eliminare le automobili), ma non quelli della natura.

La salvezza di questo animale si può avere solo se l'uomo salva i territori che permettono all'orso di vivere lontano e nascosto.

L'uomo, invece, che fa? Apre sentieri in alta quota, nei boschi, sui ghiacciai; costruisce rifugi ovunque (l'ultimo a 3600 m s.l.m. sul versante francese del Monte Bianco), attrezza palestre di roccia in ogni valle, taglia il sottobosco, pretende di arrivare dappertutto.

Così c'è poca speranza che non accadano incidenti tra uomo e orso e che non si decreti l'estinzione dell'orso.

Relazioni complete:

Orso

Lupo