La coltivazione degli olivi secondo l'ing. Gilberto Avanzi, detto Cìo, uomo di solida formazione umanistica e scientifica, ma anche attento sperimentatore di tecniche innovative. Con risultati sorprendenti.

Alla base della pratica agricola del Cio c'è una filosofia basata su pochi ed essenziali principi:

Èrghene = avercene. E' una espressione dialettale che rimanda ad un'epoca in cui mancava quasi tutto e ci si doveva accontentare del poco che c'era. Era anche una sorta di invocazione a veder comparire cose (di solito cibi) sognate ad occhi aperti. E' poi diventato uno dei più comuni apprezzamenti del gergo dialettale.

Contentàrse = accontentarsi. E' il logico corollario della prima espressione ed illustra bene un approccio alla vita fatto di sobrietà e di moderazione. In altre parole di accettazione del limite.

L'ing. Avanzi non è un ambientalista, non ha mai avuto simpatia per i Verdi e non considera "il biologico" la soluzione dei problemi dell'agricoltura moderna.

Gli ulivi del Cio sono piantati radi, a 6 metri almeno uno dall'altro e sono coltivati bassi, in modo da poter cogliere le olive senza bisogno di utilizzare la scala. Ad una certa età bisogna fare i conti anche con questi limiti. Ma nella scelta di tenerli bassi ha inciso anche una valutazione più generale: una pianta lasciata crescere troppo consuma un sacco di energia per far arrivare la linfa ai rami più alti ed è esposta più facilmente alle malattie ed ai danni causati dagli sbalzi di temperatura, dalla tempesta e dal vento. I rami più giovani, che partono il più possibile vicino al ceppo centrale, sono più sani e più vigorosi.

In fase di potatura si devono effettuare dei tagli, anche estesi, che vanno poi coperti con un impasto di Vinavil oppure di Verderame, oppure dei due elementi mescolati.

Nella zona più alta della proprietà ha messo a dimora le piante impollinatrici, per esempio il Trepp e il Pendolino, le quali, aiutate dal vento, fanno egregiamente il loro lavoro. Più sotto una quindicina di varietà di ulivi, alcune nostrane: il Grignano, il Favarol, il Perlaròl, il Radar, il Gargnàn (originario della sponda bresciana del lago), altre toscane: il Leccio del corno, il Leccino, altre ascolane, come L'Ascolana tenera, e poi ancora il Frantoio, il Moraiolo ed altri.

Tutto intorno agli ulivi, sul versante della Valpantena che digrada da Maroni verso Santa Maria in Stelle, l'ing. Avanzi ha lasciato numerose piante di Roaro, in italiano Rovere o Quercia, un albero che ospita alcuni importanti predatori della mosca dell'ulivo. Con questo espediente l'ingegnere ha evitato per 25 anni i trattamenti contro la mosca, risparmiando tempo e soldi, ma sopra tutto ottenendo un olio più sano. Una ulteriore dimostrazione, se ce ne fosse ancora bisogno, che l'agricoltura ha bisogno di biodiversità e che la monocoltura può sopravvive solo con l'utilizzo massiccio di fitofarmaci e concimi chimici.

Secondo l'ing. questi sono i fattori più importanti per avere ulivi sani: piante rade e potate nella maniera giusta, ambiente ventilato, terreno asciutto. E' meglio evitare il letame e macinare invece sia l'erba che le ramaglie lasciandole a terra come concime. L'ing. Avanzi non ha mai usato né il diserbo chimico né la zappatura sotto alle piante.

Il Cio raccoglie le olive quando sono per metà verdi e per metà nere, le raccoglie delicatamente, a mano, in cassette basse, in modo che restino leggere e fresche. Sostiene che per ottenere un olio buono e facile da conservare, le olive devono essere garbe. Le fa "molire" al frantoio con le macine tradizionali a freddo e poi le fa torchiare. Segue un passaggio in centrifuga per separare l'acqua dalla parte oleosa. L'olio non va filtrato e va lasciato depositare naturalmente. Questo procedimento garantisce una acidità ottimale ed una alta percentuale di molecole di acido oleico intere.

L'olio viene poi conservato in damigiane di vetro e la scorta deve superare il consumo di un anno, perché nessuno conosce l'andamento meteorologico dell'anno che verrà.

Con questi sistemi L'ing. Avanzi ha sempre fatto degli ottimi raccolti, molto superiori alle sue necessità e molto apprezzati dai suoi numerosi amici.