La felice posizione geografica di Verona, ha determinato il peso culturale, commerciale e strategico della città fin dalla preistoria. Romani, scaligeri, veneziani, austriaci hanno lasciato la loro impronta con mura, fortificazioni, palazzi, ville, teatri, chiese, giardini, ponti, piazze, in una stratificazione di eccellenze non riscontrabili in altre realtà urbane con simili dimensioni.

La città si è sviluppata in un piccolo spazio, ma che comprende un sistema ambientale tra i più articolati e straordinari dal lato paesaggistico: la collina, la pianura e l'Adige con una varietà morfologica,  climatica e di vegetazione tra le più interessanti del settentrione. 

Questa enorme ricchezza paesaggistica e monumentale fa di Verona Patrimonio dell'Umanità riconosciuta dall' UNESCO e si colloca come quarta città italiana, visitata dal turismo culturale, ma anche naturalistico (Baldo, Garda, Lessini).

Negli ultimi tempi il paesaggio sembra essere diventato un tema di grande interesse sia a livello europeo che nazionale. Nel 2000 è stata ratificata la ‘Convenzione Europea sul Paesaggio' e nel 2005 è stato approvato il ‘Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio' che obbliga alla presentazione della relazione paesaggistica per i nuovi progetti.

Queste nuove norme, che vanno ad aggiungersi a quelle per la V.I.A. (Valutazione di Impatto Ambientale), sono un vero passo avanti nella tutela del nostro patrimonio naturale e culturale?

La risposta dovrebbe essere positiva, in realtà paradossalmente rischiano di aumentare la quantità di carta a corredo dei progetti , senza nulla o poco aggiungere alla qualità di questi. Anzi in gran parte dei casi servono solo per giustificare a posteriori scelte già fatte. Con questo meccanismo anche i paesaggi che si sono mantenuti integri spesso sono assediati da un intorno degradato perdendo quindi gran parte del loro significato.

Un esempio per tutti. La Relazione Generale del Piano Urbanistico Attuativo sui nuovi interventi alla Passalacqua è composta di 43 pagine in cui si parla soprattutto del nuovo parco, di paesaggio, di verde, di alberi. Ebbene di queste 43 pagine solo venti righe sono dedicate alla colata di cemento e ai 300 nuovi appartamenti che verranno realizzati all'interno dell'area.

Da notare che il tanto decantato parco non è una creazione ex novo dell'amministrazione comunale: lo spazio del parco esiste già perché i capannoni abbattuti erano abusivi, gli alberi c'erano prima di essere tagliati dall'amministrazione, e le mura hanno bisogno di manutenzione non di progetti faraonici.

Quello di veramente nuovo saranno invece i palazzoni di 5 e 6 piani che occluderanno per sempre la vista delle colline e delle montagne, saranno le centinaia di automobili che intaseranno la già trafficata Veronetta. Il modello Passalacqua viene applicato a tutte le nuove opere in programma per i prossimi anni.

Non sono più l'Amministrazione e i cittadini a decidere il futuro della città. In cambio di opere di dubbia utilità il territorio viene svenduto ai privati, alle banche ai costruttori, che coprono di cemento gli ultimi lembi di paesaggio decente.

Il paesaggio di Verona cambierà drammaticamente. E' stato calcolato che nel raggio di 10 Km sono previste opere per 20 miliardi di Euro: Traforo, Inceneritore, Passalacqua, Ex Cartiere, Verona Sud, Scalo ferroviario, Nassar, Piano degli interventi, Motor City.

Il Presidente dell'Agriturist di Confagricoltura, Vittoria Brancaccio in un appello al Presidente del Consiglio del Novembre 2010 diceva: "Tutti convengono sulla necessità di rilanciare il turismo valorizzando i nostri paesaggi e l'offerta enogastronomica, ma pochi sanno che tutto questo è fuori della realtà. La realtà è un'altra: dal 1982 al 2005, in appena 25 anni, ci siamo mangiati quasi 6 milioni di ettari di suolo agricolo, con una riduzione della superficie coltivata di 3,1 milioni di ettari"

Aggiungo che i terreni più pianeggianti e fertili, dove è più facile edificare nuove opere, sono i primi ad essere sottratti all'agricoltura . Viviamo in una strana epoca. Si continua a dire che non ci sono soldi, che bisogna trovare le risorse per investimenti, che il paese non cresce.

In realtà i soldi che si vogliono investire in infrastrutture sono molti, moltissimi. Da dove provengono tutti questi soldi?

Sarebbe interessante fare un censimento di tutte le opere realizzate nel recente passato che si sono rivelate inutili, dannose o semplicemente indegne della storia di Verona.

Mi vengono i mente i deleteri sottopassi realizzati per i mondiali di calcio, la desolata pietraia di Piazza Isolo, Piazza del Grattacielo ridotta a spartitraffico, la pretenziosa e per molti versi sbagliata Piazza Cittadella, l'assurda area verde sopra il parcheggio Arena, la leziosa e scombinata piazza S. Nicolò, il vacuo progetto di Piazza Corrubio, il pasticcio dell'Arco dei Gavi, la distruttiva e deserta lottizzazione del Monsel, come sono malinconiche e prive di qualsiasi legame con il nostro paesaggio le lottizzazioni che stanno sfrangiando il bordo urbano attorno a Verona.

La mancanza di sensibilità al paesaggio non si manifesta solo nella realizzazione delle grandi opere o nell'edilizia abitativa. Gran parte dei danni è causata da uno stillicidio di piccoli interventi spesso inutili e costosi disseminati per il territorio: muretti, recinzioni, pali, pubblicità, cordoli, pavimentazioni, insegne, antenne, vegetazione incongrua, etc.

Ma quello che incide maggiormente sul paesaggio forse oggi è la mobilità. I movimenti di persone e cose necessitano di strade e di tutte le infrastrutture relative: rotatorie, svincoli, ponti, recinzioni, movimenti terra, etc.

Non è sufficiente e corretto misurare solo i flussi di traffico per stabilire la necessità di nuove strade.

Prima sarebbe il caso di chiedersi se quei flussi di traffico sono compatibili con il territorio. L'esigenza di nuove strade è in molti casi frutto di una urbanistica sbagliata. Gli abitanti della città povera di servizi efficienti (trasporti pubblici, verde, assistenza sociale, abitazioni accessibili…) tendono a fuggire dalla città. Così, mentre gli edifici del centro storico restano vuoti in mano alla speculazione, nuove costruzioni deturpano i paesi della cintura come Sommacampagna, Negrar, Grezzana, S. Martino, Cerro.

In questo modo viene accentuato il pendolarismo con l'uso dell'automobile che provoca inquinamento, nuove strade, consumo di spazio.

Il traforo viene presentato quindi come l'opera che risolve tutti questi problemi. Ma è il serpente che si morde la coda: nuove strade portano a nuovo traffico e l'illusione durerà poco, anche perché sarà pagata con i soldi dei cittadini.

Richard Burdett architetto consulente del sindaco di Londra dice che "L'uso delle macchine a Londra è diminuito del 20% dal 2001. E nello stesso tempo è raddoppiato quello dei mezzi pubblici su strada.

Il 99,8% di chi lavora nella city- gente ricca, forse straricca – usa la metropolitana o l'autobus. I parcheggi sono stati banditi dal centro" "La città compatta è molto meno costosa, perché i trasporti pubblici e tanti altri servizi non sono costretti a rincorrere i brandelli di quartieri sparsi nel territorio".

Nel nostro paese, che ha tra le fonti principali di entrata il turismo la lettura del paesaggio dovrebbe essere il criterio guida nella valutazione dei progetti. In realtà chi è preposto a controllare (dalle Circoscrizioni, al Comune, alla Provincia, alla Soprintendenza) guarda senza vedere.

Le competenze delle istituzioni sono settoriali ed ogni organismo vede solo una frazione dell'insieme ignorando che il paesaggio è qualcosa di più, di diverso e di complesso della somma delle parti.

Nella relazione paesaggistica da aggiungere ai progetti è obbligatorio il rendering, una immagine fatta al computer dove si mostra la situazione prima e dopo l'intervento. Vince chi è più bravo a fare il rendering.

Attenzione: non chi dimostra di conoscere e rispettare i luoghi, ma chi offre l'immagine migliore. Il paesaggio del Mulino Bianco!

Ad aggravare la situazione si aggiungono le forti pressioni esercitate da chi ha grossi interessi economici in ballo. L'Italia è passata dal primo al quinto posto nel mondo per visite turistiche e forse il motivo principale è che il turista è stanco di vedere capannoni e strade che assediano i monumenti.

E' necessario reimparare a vedere:

-          il paesaggio come identità della città perché contribuisce a dare carattere alla città che diventa così riconoscibile e famigliare;

-          il paesaggio come spazio che ricrea: Il paesaggio da difendere non può limitarsi a piccole porzioni, ma per dare beneficio deve essere tutelato tutto il territorio, secondo diversi gradi di protezione;

-          il paesaggio come risorsa: La richiesta di bellezza e di ambienti accoglienti è in costante aumento;

Il paesaggio per una città come Verona è una vera miniera. Il paesaggio quindi non è una questione da esteti, ma una reale risorsa del territorio, anzi diventa il metro di misura della salute del territorio.

Un paesaggio sano prima ancora di essere gradevole deve essere funzionale, in altre parole dove gli elementi presenti: case, montagne strade, campi, fabbriche, fiumi, alberi… siano tra loro in un rapporto di sinergia ambientale.

La gradevolezza di un paesaggio viene di conseguenza. A dispetto dei segnali quotidiani sui cambiamenti climatici, sulle risorse energetiche, sugli spazi che si stanno esaurendo, la "grande idea" per uscire dalla crisi è ancora quella che bisogna consumare tutti e di più.

Il paesaggio che abbiamo davanti è il prodotto di tutto questo e credo che sia necessario cambiare strada e subito.

L'economista Serge Latouche dice che ridurre il saccheggio della biosfera non può che condurci ad un miglior modo di vivere e pone come obiettivi le 8 R: Rivalutare, ricontestualizzare, ristrutturare, rilocalizzare, ridistribuire, ridurre, riutilizzare, riciclare.

Come fare a coniugare la ripresa economica con la salvaguardia del paesaggio?

A livello locale:

1) Mettendo un freno al consumo di territorio: basta espansione edilizia e recupero dell'enorme patrimonio immobiliare inutilizzato.

2) Usufruendo dei bandi europei recuperare l'enorme patrimonio delle fortificazioni creando il ‘Parco delle Mura e dei Forti', rivalutando così le aree agricole sottoutilizzate, le cave e i forti distaccati.

A livello nazionale:

3) Indirizzare le Grandi Opere verso la messa in sicurezza del territorio: difesa idrogeologica e ripristino di ambiti degradati.

4) Riconversione dell'agricoltura tradizionale, un'agricoltura che sia in grado di produrre cibo e paesaggio sani.

5) Favorire le fonti di energia rinnovabile nel rispetto dell'ambiente.

6) Basta produrre oggetti inutili che intasano le discariche.

Ma soprattutto è necessaria, da parte della popolazione e di chi detiene il potere, la conoscenza e la cultura dei luoghi, in sostanza la consapevolezza di appartenere ad un paesaggio.