Resoconto dell'appuntamento annuale degli stambecchi veronesi, una setta segreta che annovera i migliori scalatori a due ruote della nostra provincia.

E' il secondo sabato di luglio, ed è tempo di stambecchi meccanizzati. Ce ne andiamo stancamente alla collina in bici. Dopo le 7 siamo già in Pissarotta, poco prima del Confin in avanti si sentono SCRICCIOLI (molti) e CAPINERE: è il loro regno.  Poco sopra la Caffuà di Roverè si fanno sentire anche LUI' PICCOLI. Un solitario TORDO BOTTACCIO prima del Ponte della Pissarotta. Sarà lui? Ci arrampichiamo su per Squaranto e i Campari, oltrepassiamo il bivio dei Zegani: un PICCHIO VERDE se ne va nel bosco, verso Roverè. Fanno capolino anche le farfalle: Melanargia Galatea, comuni, ai tornanti prima di Jegher.  Una bella emozione al primo scollinamento, bivio Gardun:  un cento, duecento BALESTRUCCI stanno volando bassissimi, alcuni sono posati a terra, sull'asfalto: passiamo in mezzo alla nuvola bianconera. Mi ricordano la scena dei succiacapre  descritta qualche giorno prima da Paolo alla Croce del Vento. Ci dissetiamo alla fontana di San Francesco e poi imbocchiamo la strada per i Gaspari.  Ci fanno compagnia i SCRICCIOLI e, più in alto verso il Masetto, canta dai tetti un CODIROSSO SPAZZACAMINO. Dal bosco, ma siamo già ai Gaspari, la voce malinconica di un PETTIROSSO. Una Vanessa dell'ortica schiacciata in mezzo alla strada … Poco dopo raggiungiamo la Conca dei Parpari. Qui è il reame delle ALLODOLE, ma uno sparuto gruppo di BALESTRUCCI fa gazzarra sopra l'albergo. Giù in discesa, ma non abbastanza veloce per non vedere una Inachis io (Occhio di Pavone). Imbocchiamo lo sterrato verso il Pigarolo e qui comandano le Vanesse dell'ortica.  Poco prima del bivio per il Monte Grolla, una marmotta si lancia precipitosamente nella tana. All'ennesimo scollinamento, siamo a 1600, ci fermiamo a guardarci l'immutabile panorama: sempre bello! Meglio se allietato dalla compagnia di due GRACCHI ALPINI molto loquaci: chissà cosa avranno da dirsi. Al bivio Malera nascondiamo le provviste  per l'indomani, come le averle,  e saliamo poi i pendii erbosi. Meritata sosta al Passo Malera, dove mi faccio dolcemente pungere dal nardeto. Qui sguinzaglio i miei bravi a caccia fotografica di farfalle:  "catturiamo" Erebia ligea e Polyammatus coridon. Scendendo e poi risalendo, è sempre suggestivo il passaggio nel bosco, dove la luce penetra e disegna figure caleidoscopiche sopra l'humus. Anche un REGOLO partecipa alla scena. Al Pertica mi separo dagli amici e con Franco scendo a Revolto per il più che meritato riposo. Io vado a caccia di farfalle: ancora ligea, poi anche una Aporia crataegi. Mi dicono che ci sono le aquilegie in fioritura, ma invece vedo i frutti. Tante le orchidee, Gymmnadenia e Dactyloriza.  Un LUI' PICCOLO inonda di note gli orti forestali (Forstbaum Schule auf Deutsch?): sarà qui che saranno cresciute le piantine diventate adesso foresta? Attorno a Revolto, ci sono anche tanti FRINGUELLI; altre voci, per me misteriose, dal bosco di conifere dietro il rifugio. Alla sera andiamo in cerca di un altro animale, molto vorace di liquidi, meglio se gialli, bianchi e neri: Mauro Corona!  Tornando su, nessun segno di rapace notturno: Cassiopeia si staglia sopra il Plische, verso lo Scalorbi. L'indomani, al Pertica, voci gracchianti nere si rincorrono alte sopra la Cengia dell'omonimo passo: che siano i CORVI IMPERIALI di Mauro (D'Offria)? Dal timbro che ascolto al Vajo Galina potrebbero essere. Peccato non avere il binocolo per quegli uccelli che invece volano a ridosso del paretone. al Al bivio della Direttissima immortalo una Coenonympha, che potrebbe essere importante. Fischi di marmotte salgono dal Vallone di Campobrun. Al Fraccaroli molte Vanesse dell'ortica. Dopo la benedizione del Vescovo del Carega agli stambecchi, io mi riempio la bocca di spaghetti alla cimbra mentre fuori un FRINGUELLO MONTANO fa toilette. Altri lo imitano. E' ora di tornare giù: Scalorbi, Pertica e, di nuovo, Passo Malera. San Giorgio: dobbiamo andare a fare acqua alla Ciarana, dietro al Tomba. Qui mi siedo a guardarmi il panorama oltre Castelberto: sopra di me un'ALLODOLA, cantando,  fa l'elastico tra terra e cielo, il movimento così ben dipinto da Mary Shelley. Arriviamo al posto del bivacco, sollevando nuvole di coridon. Canta uno STRILLOZZO. Seguito da FRINGUELLI, LUI' PICCOLO e ZIGOLO GIALLO e CINCE MORE. L'indomani, alzatomi molto presto, faccio fuggire un capriolo. Adesso canta anche il PRISPOLONE, che sento anche a Malga Magaello. Lasiommata maera e poi Vanessa del Cardo. Nella città di roccia tra Magaello e Masetto uno SCRICCIOLO rompe i timpani.  E si associano FRINGUELLI, CINCE MORE, ZIGOLI GIALLI e qualche STRILLOZZO. A Malga Masetto, scappano velocemente nella tana due marmotte. Stessa situazione sonora nei pressi di Malga Crenzi.  Poi si va giù, cercando di ritardare il più possibile l'atterraggio nell'afa. Un CARDELLINO sfrecci a veloce dopo il GRIES. Adesso siamo a Valdiporro, si fanno vedere i Podalirio e le Galatee. Ma è un'Apatura iris, poco prima di San Francesco,  che mi fa rimanere a bocca aperta. Passiamo da Porcara e poco prima del bivio per Montecchiane, un saettone raggiunge l'ombra attarversandoci la strada. Noi abbiamo ancora da girovagare e finalmente corono un'attesa di anni: vedere la Calma Granda , il famoso patriarca vegetale, ai Doardi. Poi il caldo ci avvolge e, con esso, il suono delle cicale.