Ultima ora: risolto il caso della strada crollata a Sengie, sopra Alcenago. Nessuna pietà per i responsabili del misfatto.

 

Subito gli investigatori si erano messi sulle tracce del presidente playboy. Ma da veloci riscontri si è visto che le sue capacità di perforazione giornaliere eccedono di gran lunga i volumi delle cavità carsiche che si sono formate a Sengie.L'aggancio alla cronaca più recente aveva fatto propendere per la Fisica, cioè la strada di Ginevra. Come dichiarato dal portavoce del MIUR (Mussi Istruiti Uniti Ragliano) il tunnel dell'esperimento dei neutrini collega Ginevra al Gran Sasso. Chissà mai che vi fosse una diramazione anche in Lessinia! Ma anche questa ipotesi è caduta malamente: francamente fisica quantistica e delle alte energie non vanno d'accordo con il cerebro veronese.

Allora gli alacri investigatori, coadiuvati da una squadra di geologi giunti dalla Padova, si sono ristretti alla cerchia locale, come in ogni indagine che si rispetti. Passando in rassegna gli abitanti di antri, caverne, spelonche e splughe hanno alfine individuato una serie di presunti colpevoli nella cerchia di fade e orchi burlevoli. In particolare la maggiore indagata era la fada Aissa Maissa, che abita sotto il Parparech (la Bellocca di Conca dei Parpari). Ma il suo alibi era di ferro: all'ora in cui la frana si è manifestata il movimento di terra, la Fada era impegnata in uno spettacolo con le Falìe di Velo, insieme a Anderloni e Puliero. Il Maestro Anderloni ha portato testimonianza a favore della malcapitata.

Giunti in un vicolo cieco, agli investigatori  è venuta, nella disperazione, la brillante idea di passare dalle parti di Monteforte e interrogare quei poco di buono di nutrie che stazionavano bighellonando sugli argini. Si, durante l'estate erano state in ferie, ma a fare i fanghi dalle parti del Po: loro non sopportano il clima di media collina. Cosa restava agli Sherlock Holmes di casa nostra se non confermare la versione dei nocivi per eccellenza? Infatti dalle parti della frana non vi era traccia di acqua, come invece era successo nel novembre dell'anno scorso in Val d'Alpone.Il mistero si stava infittendo sempre di più, fino a che all'ispettore Gino Finco dalla Frizzolana (Boscochiesanuova) non è venuto in mente il discorso del Sindaco di Bosco, nonché Presidente della Comunità   Montana della Lessinia, Claudio Melotti, in occasione della presentazione di due sentieri didattici da parte del WWF: "… Ci sono troppe marmotte in Lessinia, che, CON I LORO TUNNEL, distruggono le pozze di alpeggio e i manufatti umani. Bisogna eradicarle …".

TUNNEL rimbombava nella testa del Finco … TUNNEL UNNEL  NEL … Sulla base di un ragionamento degno del Bersaglio della Settimana Enigmistica (che vanta più di duecento tentativi di  imitazione) e che riportiamo per dovere di informazione: "POZZE , CAVITA', CAVE, MARMO, MARMOTTE", Gino Finco ha elaborato il Teorema secondo cui le responsabili della frana erano le MARMOtte che abitano nel Vallon del Malera.Giunti sul posto, gli inquirenti hanno perquisito le tane degli animali ed hanno potuto rivenire notevoli quantità di una radice strana, non presente in loco. Raccoltala e speditala al RIS di Parma, si è scoperto che la radice appartiene ad una pianta che, in tutto il mondo,  cresce solo a Sengie. Cristo, le MARMOtte erano state colte in fallo!

Zaia, sostenuto subito da Berlato e Donazzan, ha immediatamente ordinato la riapertura della caccia in deroga, estendendo la possibilità di sparare a tutti i tipi di roditori, tompinare comprese. I cavatori hanno festeggiato con un Te Deum a Sant'Anna di Alfaedo, con una messa solenne officiata da Don Fasani. Don Zenti è arrivato in elicottero solo per la galzega. I cavatori hanno così tirato un sospiro di sollievo: possono continuare indisturbati, ma c'era forse qualche dubbio a riguardo?, nella loro giornaliera e meritoria opera di distruzione della Lessinia.