Critica sociale, in prosa e poesia, agli impianti di biogas. Puzzano, sono di difficile gestione e spesso mascherano, con una vernice di ecologismo, impianti tossici o non sostenibili, finanziati con soldi pubblici. Attenti ai 'costi nascosti'.

Leggiamo dal quotidiano della confindustria un articolo sulla nuova frontiera dell'ecofighettismo:il biogas. Lo scritto rappresenta il più spudorato green-washing, ovvero il sistema mediatico che pulisce un'attività losca, o comunque non sostenibile, con un po' di ecologismo di facciata.

Il procedimento è abbastanza semplice: si prende un'attività turpe, crudele e ad altissimo impatto ambientale, come l'allevamento intensivo di maiali, e le si affianca un impianto nominalmente ecologico, come quello per raccogliere, dalla loro cacca, un po' di energia. E voilà, pulizia è fatta!

Rispetto alla devastazione provocata dall'allevamento, la resa energetica del metano ottenuto dalla cacca corrisponde a mettere una micro-pala eolica sullo scappamento di un SUV per ricaricare un cellulare. Ma se si prende un allevamento sufficientemente ampio, e si converte il risparmio energetico in un'unità di misura non immediatissima per l'ignaro lettore (tipo le tonnellate di CO2 annue) si ottengono numeri abbastanza interessanti.

E così la ventolina che ricarica il cellulare diventa più importante, per i media, dell'automobile che inquina come un carro armato. E il bello è che il tutto è alimentato da soldi pubblici! In una memorabile puntata di Report, Piero Riccardi fece un po' di conti a un allevamento di galline ovaiole che stava progettando un pirogassificatore per trasformare la pollina (la cacca delle galline) in energia elettrica.

Sostiene Riccardi: "Quanto ricava l'allevamento dalla vendita di uova? Secondo la quotazione della piazza di Forlì [...] rimangono 0,4 centesimi a uovo che moltiplicato per 200.000 uova giornaliere per 365 giorni fa 292.000 euro all'anno di margine per l'allevatore."

Il conto economico per il pirogassificatore dà un risultato ben diverso. Secondo Riccardi "la tariffa stabilita dal Ministero delle politiche agricole è posta a 28 centesimi il kilowattora, quattro volte quella di mercato che è di 7 centesimi, perché la pollina, trasformata da rifiuto in energia rinnovabile, è stata equiparata all'energia solare ed eolica, anche se bruciando emette polveri, ossidi di azoto e ossidi di zolfo."

Grazie agli incentivi prelevati dalle nostre bollette, le 950 kilowattora di potenza dell'impianto per 8000 ore anno, sottratti i costi, danno all'allevatore  un margine di 1 milione 78mila euro di ricavi all'anno, più di tre volte il guadagno ottenuto con le uova (qui il testo, pagina 17).

Conclude Riccardi: "vale più la cacca delle galline che le uova che producono." Questo è il vero significato di green economy: soldi pubblici per sostenere settori insostenibili. E così via libera ad aziende insalubri, covo di virus mutanti, antieconomiche e devastanti per il territorio come gli allevamenti intensivi. Semaforo verde a catene di montaggio della tortura a danno di esseri senzienti (magari le galline meno, ma i maiali sono animali molto intelligenti e sensibili).

Non parliamo poi del consumo di acqua. Leggiamo dal sito Imprese-ambiente: "Secondo una ricerca di John Robbins, sono necessari 4 litri d'acqua per la produzione di un chilo di lattuga, 25 litri di acqua per fornire un chilo di grano, 49 litri di acqua per produrre un chilo di mele, 815 litri di acqua per ottenere mezzo chilo di pollo, e 5.214 litri d'acqua per produrre un solo chilo di carne bovina."

Questo paradosso ha ispirato al nostro bardo i versi che seguono. Buon divertimento.

Michele Bottari

Mi e la mojér emo crià

par le brene che ò molà.

"Vergognate, luamàr!

Ma va fora a scoresàr!"

N'udòr propio fetente,

da stenegàr la gente,

in giro par sala e cusìna,

come ani fa, la diossina.

E che'l fogo l'era serà,

se no tuto sarìa scopià!

"Cara, el bio l'è de moda,

tuti i lo çerca e i lo loda!

T'ò dà ‘n' idea pratica

de tennica democratica.

Con do seole e un fasòl,

te fé l'energia che te vòl".

Ma tuto g'a un costo,

che i lo ciama nascosto!

E mi l'ò pagà assé cara!

"Par du mesi, gnente petàra."

Michele Dall'O'