In Veneto c'è crisi, Zaia dichiara guerra alla Pispola e i veneti pagano ancora.

I cacciatori veneti grazie al calendario venatorio 2010/2011 della Giunta Zaia, approvato il 29 giugno scorso, potranno cacciare, più o meno legittimamente, ben 44 specie di animali selvatici, si tratta del calendario venatorio con il maggior numero di specie cacciabili a livello nazionale.

L'ingordigia di alcuni cacciatori veneti però non finisce qui, loro vogliono sparare alle specie dei piccoli uccelli migratori, agli uccellini insettivori utili all'agricoltura. Ad assecondare queste pretese illegittime trovano in prima linea il neo governatore Zaia che per avere il loro consenso quest'anno si è fatto in quattro, incorrendo anche in qualche scivolone.

Preso evidentemente dalla foga dei primi 100 giorni, del "faccio tutto io", il 28 aprile, ancora prima della seduta inaugurale del consiglio regionale, presentava un progetto di legge, il n.21, assieme a tutti i consiglieri leghisti, che prevedeva ben sei specie di uccelli protetti cacciabili in deroga.

Le specie protette dalla legge quadro sulla caccia, dalle Direttive Comunitarie e dalla Convenzione di Berna sulla tutela della biodiversità da far cacciare grazie alle deroghe di questo progetto sono: la Pispola, il Fringuello, la Peppola, lo Storno, il Prispolone ed il Frosone, specie tutelate dal 1982! Le motivazioni di queste deroghe, come si può leggere nel testo di legge, sono le "tradizioni culturali venete". Ma quali tradizioni venete se sono uccelli non più cacciabili da quasi trent'anni!

Il 26 maggio, circa un mese dopo dalla presentazione del progetto di legge, Zaia richiede il ritiro della sua firma. Aveva capito di aver commesso un errore. Che cosa era successo ? Forse aveva riflettuto sul fatto che la caccia agli uccelli protetti è considerata reato e che con questa legge si autorizzava quello che è considerato bracconaggio nel resto d'Italia? O che ai contribuenti tutto ciò costa parecchi soldi in multe dell'Unione Europea per la violazione delle direttive comunitarie? O ancora che è giusto tutelare questi uccelli perché utili all'agricoltura e quindi utili ad evitare l'uso di sempre maggiori quantità di antiparassitari fortemente cancerogeni?

Purtroppo no, Zaia aveva ritirato il progetto di legge semplicemente perché il 29 giugno del 2010 ne aveva approvato un altro in giunta regionale, il n.55. Evidentemente i due progetti presentati prima da membro del Consiglio Regionale e poi in veste di Governatore erano in palese conflitto tra di loro.

Ma cosa cambiava dal progetto di legge n.21 del 28 aprile rispetto a quest'ultimo? Semplice, Zaia evidentemente non era contento del totale di ben 848.720 uccelli protetti cacciabili con il primo progetto (questa è la cifra totale dei capi da abbattere previsti complessivamente per le sei specie) tant'è vero che con il secondo progetto di legge, quello della giunta, questi salivano a ben 1.578.858 ! Un incremento dell'86%!

Il tutto alla faccia delle "piccole quantità" di uccelli che la Direttiva Comunitaria prevede in caso di applicazione delle deroghe (e solo per la tutela delle colture agricole, per motivi sanitari, per motivi di sicurezza, ecc.).

Zaia forse dimentica che:

1) la Corte di Giustizia europea ha in corso un processo contro l'Italia perché la legge sulle deroghe del Veneto viola la Direttiva Comunitaria "Uccelli" (Procedura di infrazione U.E. 4924/04 e Causa C-164/09);

2) la Corte di Giustizia Europea il 15 luglio scorso ha condannato l'Italia a pesanti sanzioni perché tramite le regioni consente la caccia in deroga ad uccelli protetti (Causa C-573/08);

3) l'ISPRA, organismo scientifico pubblico che a norma della Direttiva Comunitaria "Uccelli" può stabilire se vengono rispettate o meno le rigide procedure previste per le deroghe, in data 26 luglio ha scritto che non vengono rispettati i criteri tecnici, normativi e scientifici per l'applicazione delle deroghe e che tutte le sei specie si trovano in uno stato di conservazione sfavorevole;

4) le deroghe sono applicabili solo in casi estremi, definiti, particolari e non possono essere una prassi come invece accade in Veneto dal 2002;

5) consentire per legge la caccia in deroga vuol dire legalizzare il bracconaggio, infatti uccidere questi uccellini nel resto d'Italia resterà punibile con una sanzione penale (reato ex art.30 comma 1 L.157/1992).

6) la legge statale 157/92, la legge regionale 13/2005 e la Sentenza della Corte Costituzionale n.250 del 25/06/2008 sanciscono che una regione può adottare la caccia in deroga solo tramite atto amministrativo della Giunta regionale e mai tramite legge.

Su quest'ultimo punto Zaia pare lavarsene le mani, infatti a norma di legge è la Giunta regionale che è tenuta a regolamentare l'applicazione delle deroghe, il Consiglio Regionale non ha il potere legislativo in merito. Evidentemente Zaia non ha il coraggio di assumersi le proprie responsabilità in veste di Presidente Regionale, facendo da scaricabarile e lasciando la patata bollente ai Consiglieri Regionali!

Questo progetto di legge (passato in commissione Agricoltura e Caccia lo scorso 20 luglio con voti favorevoli di Lega Nord, Popolo della Libertà e UDC, l'astensione del PD e il voto contrario di Italia dei Valori) il 28 luglio prossimo sarà in votazione al dodicesimo punto all'ordine del giorno del Consiglio Regionale.

Vedremo quali saranno i consiglieri che avranno la faccia tosta di votare a favore, soprattutto dopo la condanna del 15 luglio scorso dell'Italia, da parte della Corte di Giustizia Europea, al pagamento di pesanti sanzioni perché alcune regioni italiane (Veneto in testa) consentono la caccia in deroga ad uccelli protetti (Causa C-573/08).

Speriamo che non si ripeta quanto accaduto l'1/08/2008 quando, durante la votazione di una leggina simile, la minoranza tentò di far cadere il numero legale per affossarla, tentativo reso invano dall'infedeltà di due consiglieri del PD, che con la loro presenza al voto contribuirono a mantenere il numero legale facendo da stampella alla maggioranza di Galan per l'approvazione della leggina.

I tempi fortunatamente sono cambiati, la giurisprudenza in merito ha fatto dei passi da gigante, tant'è che gli stessi uffici legislativi del Consiglio Regionale hanno messo in guardia, invano, i Consiglieri della Commissione Agricoltura e Caccia sulla gravità della situazione. Inoltre con questa nuova legislatura i tre consiglieri del nuovo gruppo di Italia dei Valori, appoggiati dal consigliere della Federazione della Sinistra, hanno le idee ben precise per inchiodare il Consiglio ed evitare così che una legge illegittima venga approvata sulla pelle degli uccelli protetti, in barba alle leggi ed alla giurisprudenza e, fatto tutt'altro che trascurabile - specie in periodo di crisi economica - a danno delle tasche dei contribuenti le cui tasse potrebbero essere utilizzate per pagare le pesanti multe per l'attività venatoria di pochi.

Per fermare questa legge sarà ininfluente esprimere semplicemente il proprio voto contrario, come anticipato da qualche gruppo dell'opposizione, il voto contrario non blocca la legge. L'unico modo per affossare la legge è la messa in campo di una sostanziosa manovra emendativa ostruzionistica che l'attuale regolamento consigliare consente alle minoranze per bloccare leggi illegali come questa.

Vedremo entro pochi giorni se il "Lodo Zaia", che di fatto darebbe ai cacciatori veneti l'immunità dal reato di bracconaggio, diverrà legge, magari dopo ore ed ore di dibattito, o verrà rispedito al mittente come è giusto ed onesto che sia. Intanto non ci resta che sperare che Zaia dimostri la stessa solerzia anche per questioni come il lavoro, la disoccupazione, la crisi e i nuovi poveri del Veneto.

Andrea Zanoni

Presidente della Lega per l'Abolizione della Caccia del Veneto