Anche le grandi opere in programma nel veronese, come il traforo e l'inceneritore di Ca' del Bue, possono far gola alla mafia. Dopo i fatti di Milano magistrati e parlamentari potrebbero, con accertamenti e interrogazioni, verificare la consistenza delle società fiduciarie in gara per i lavori e autorizzate dal ministero per lo Sviluppo economico (retto da Berlusconi dopo le dimissioni di Scaiola)

 

Quanta mafia c'è nel Nord Italia? Quanta nel Veneto? Quanta a Verona?

Sono domande urgenti e necessarie, vitali per la salute del nostro territorio dopo la maxiretata del 13 luglio contro la 'ndrangheta (300 persone coinvolte) che ormai, con certezza, ha radici anche in Lombardia. Ad aggravare la situazione il fatto che alcuni degli arrestati appartengono al mondo politico e amministrativo.

Il Corriere della Sera del 14 luglio dà un quadro allarmante. Nel titolo in prima pagina scrive: "La Lombardia colonizzata dalla 'ndrangheta". Ancora più preoccupante quando precisa: "Essenziali le relazioni con i politici del Nord". Pare che la mafia calabrese cercasse di mettere le mani sugli appalti per l'Expo 2015: grandi opere, grande giro di soldi, grande tentazione per gente senza scrupoli che a Milano, con l'occupazione degli alloggi popolari, già da tempo è di casa.

Non è un episodio isolato ed è per questo che nel Paese si è aperta una grande questione morale che necessita di atti concreti di prevenzione dei fenomeni criminali, da attuare attraverso rigidi controlli. Di camorra si parla nell'inchiesta per gli appalti dell'eolico in Sardegna, dove un gruppo di persone avrebbe dato vita a una sorte di associazione segreta per fare affari in modo illecito: l'accusa è di aver corrotto politici, esercitato pressioni sui magistrati per ottenere favori. Dietro questa "P3", come è stata chiamata, c'è la malavita campana impegnata nel riciclaggio di denaro sporco nel Nord Italia, magari con affari sui rifiuti o nelle case da gioco. Gli indagati per questa vicenda sono Flavio Carboni, già condannato per il crack dell'Ambrosiano, Arcangelo Martino e Pasquale Lombardi. Si indaga anche sul fronte delle connivenze politiche e saltano fuori i nomi del senatore Marcello dell'Utri (Pdl), appena condannato in appello per concorso esterno in associazione mafiosa, e di Nicola Cosentino, coordinatore campano del Pdl, accusato nel 2008 di riciclaggio di rifiuti tossici.

Del pericolo di infiltrazioni mafiose nel Veneto e nel veronese hanno parlato il Procuratore generale antimafia Pietro Grasso, il Procuratore capo di Verona Mario Giulio Schinaia, il presidente della regione Luca Zaia (Lega Nord), il presidente degli industriali veneti Andrea Tomat. Di mafia parlano le cronache sui giornali locali, le relative inchieste in corso e i beni sequestrati alla malavita organizzata sul nostro territorio. Da oggi tutti questi elementi vanno letti in relazione ai gravi fatti di queste ore, perché in questo modo possiamo capire le reali proporzioni del fenomeno.

Se le infiltrazioni mafiose avvengono attraverso la corruzione politica e l'intermediazione di faccendieri, allora anche le grandi opere in programma nel veronese (vedi Verona In numero 24), che per i cittadini hanno una valenza strettamente territoriale, quando fanno parte di logiche più ampie possono sfuggire al controllo degli stessi amministratori locali. Ecco perché, dopo i fatti di Milano, magistrati e parlamentari potrebbero, con accertamenti e interrogazioni, verificare la consistenza delle società fiduciarie in gara per i lavori e autorizzate dal ministero per lo Sviluppo economico (retto da Berlusconi dopo le dimissioni di Scaiola)

Per Verona riportiamo due esempi, che sotto questo punto di vista possono destare qualche timore: il traforo delle Torricelle, per la cui realizzazione è prevista una spesa di circa 450 milioni di euro, e l'inceneritore di Ca' del Bue: un appalto da1 118 milioni di euro.

Il passante Nord è per molti veronesi solo la soluzione ai problemi di viabilità locale, ma recenti emendamenti alla Finanziaria lo promuovono a progetto finanziabile dallo Stato perché in qualche misura complementare all'autostrada e al traforo del Brennero. In altre parole quello che visto dal basso è la soluzione ai problemi di Veronetta, di nessun interesse per la mafia, visto dall'alto diventa l'anello di congiunzione per il traffico tra l'Alto Adriatico e il Centro Europa, una torta che fa certamente gola alla criminalità organizzata.

Anche il raddoppio dell'inceneritore di Ca' del Bue, che porterà l'impianto veronese a bruciare oltre 500 tonnellate di rifiuti ogni giorno, per le sue proporzioni esce dalle logiche territoriali e dovrebbe essere seguito con attenzione al fine di prevenire ogni possibile infiltrazione malavitosa legata alle ecomafie.

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