Il federalismo arriva anche negli aeroporti e si abbatte come un fulmine sull'aerostazione di Verona.

Infatti il Valerio Catullo dovrà rassegnarsi a un ruolo di scalo definito "primario" ma non "strategico". Così almeno si evince dal Piano ENAC  (Ente Nazionale dell'Aviazine CIvile) sullo "Sviluppo della rete aeroportuale italiana" messo a punto per il ministero dei Trasporti da OneWorks, Kpmg, Nomisma e spiegato nelle sue linee essenziali sul quotidiano La Repubblica del 18 agosto scorso. Per razionalizzare le risorse ci saranno 14 aeroporti di serie A, che in 10 anni raddoppieranno il numero di passeggeri, e 10 aeroporti di serie B, definiti non strategici perché limitati nel bacino di utenza e nello sviluppo delle infrastrutture. Poi sono state definite 24 stazioni "complementari", di serie C, tra cui Brescia dove Verona siede nel Consiglio di amministrazione.  Tra gli aeroporti di serie A, quelli lombardi di Malpensa, Linate e Bergamo richiamano l'attenzione perché si trovano a pochi chilometri l'uno dall'altro. "Dobbiamo renderci conto che in un momento particolare come questo in cui si parla tanto di federalismo" ha dichiarato a La Repubblica il presidente dell'ENAC Vito Ligio "lo Stato non potrà più farsi carico degli oneri che gravano sugli aeroporti minori" per i quali l'ipotesi è quella di  far pesare i costi sugli enti locali mentre lo Stato investirà le sue risorse soprattutto sui 14 aeroporti definiti strategici.  La notizia non farà certo piacere ai dipendenti del Valerio Catullo a cui il presidente Bortolazzi dovrà pur dare qualche spiegazione, ma neppure a tutti coloro che trovavano comodo non dover recarsi a Milano o Venezia per raggiungere le principali capitali del mondo e che vorrebbero continuare  farlo. Sempre riferendosi al Piano ENAC il quotidiano L'Arena  di oggi definisce invece l'aeroporto Valerio Catullo come "strategico" e quindi promosso a godere di tutti quei contributi statali a sostegno di un notevole sviluppo dell'aerostazione scaligera negli anni a venire.