Tubi, megaresidence per ecofighetti e regole bellamente ignorate. I lavori alla strada del Pestrino simboleggiano l'involuzione della nostra politica e della nostra cultura.

A partire da domenica 20 giugno 2010 ci sono lavori in via del Pestrino, Verona, per la realizzazione di sottoservizi. Il committente è Acque Veronesi, quindi si tratta niente di più che della posa di alcuni tubi per terra.

I nuovi tubi servono presumibilmente per la maxi lottizzazione chiamata Residence Santa Caterina, un complesso edilizio esteso su 17.700 mq, a ridosso dell'Adige e del suo delicato ecosistema superstite.

Si tratta di un complesso abitativo per ecofighetti, con area ciclo-pedonale, tecnologie "amiche" dell'ambiente, pannelli solari termici e fotovoltaici per il risparmio energetico, e un sacco di verde dove parcheggiare i SUV. Nella foto sotto, ecco come appariva il sito prima dei lavori.

Uno dei problemi di questo residence (certo non l'unico, viste le dimensioni e l'impatto del cantiere) è che per mettere giù quattro tubi è necessario chiudere il traffico di via del Pestrino, uno dei canali di sfogo più importanti della viabilità veronese, fino al 31 agosto 2010.

pestry

Avete capito bene: due mesi e mezzo per scavi lineari che non occupano, in genere, più di una corsia di larghezza. Tanto valeva scrivere:

"la strada è bloccata, dobbiamo costruire la piramide di Cheope, tanti saluti e grazie".

Era possibile allestire un cantiere minimale, garantendo il passaggio del traffico? Certo, che era possibile, ma non è stato fatto. Forse per rimediare a questo sopruso, gli operai benevolenti lasciano passare chiunque se la senta di rischiare (del resto, non sono poliziotti urbani), in primis quelli che conoscono bene la zona.

Io ci passo quotidianamente in bicicletta, ma vi assicuro che autovetture, furgoni e anche autocarri non hanno alcun problema a percorrere il tratto chiuso. Questa è la migliore dimostrazione che la chiusura del traffico si poteva evitare, e il cantiere poteva essere organizzato in maniera più civile. D'altro lato, far rispettare le regole sarebbe stato troppo teutonico, troppo fiscale.

Per questo trionfa la scuola italiana: la ditta di scavi può scrivere sul cartello che la strada è chiusa fino alla fine del mondo, per pararsi il culo nel caso di incidenti o contestazioni, e i cittadini del luogo continueranno a passare come se il divieto non ci fosse. Il traffico sarà in ogni caso limitato, favorendo lo svolgimento dei lavori senza preoccupazioni per l'efficienza e il disservizio.

Tutti contenti, quindi? No, c'è qualcuno che paga per tutti: il cittadino onesto (verrebbe da scrivere pirla), quello che quando un cartello dice che la strada è chiusa dice: "Ohibò, la strada è chiusa!", e si ciuccia i chilometri e il traffico infernale della deviazione.

Ecco qua. Il nuovo corso politico, che doveva culturalmente portare la Padania (assurdo neologismo geografico) all'interno della Mitteleuropa, non fa altro che avvicinarci all'Italia in cui le regole sono rispettate solo dagli stupidi, l'Italia in cui i cartelli stradali e i semafori hanno un carattere puramente indicativo, l'Italia del 'volemose bene', tanto invisa ai nostri amministratori della Lega.

Perso il furore ideologico, la Lega è diventata il partito degli appalti, un po' come il PSI degli anni '80: sbancamenti, grandi opere, autodromi, trafori e centri commerciali. Questo ha favorito incontri con personaggi nuovi, e nuovi comportamenti da seguire.

Niente di grave, per carità: che si trattasse di un'involuzione politica e culturale lo sapevamo già. Più interessante è notare le sfaccettature di questa involuzione, spesso inaspettate e sorprendenti.