Riceviamo dal dott. Alberto Mantovani, emerito ricercatore dell' Istituto Superiore di Sanità, questo importante e autorevole contributo.

Un primo punto è quello di far sì che nuove, più severe ed aggiornate, regole vengano conosciute e rispettate.

Il secondo punto è quello di affrontare, senza allarmismi ma -anche e soprattutto- senza chiudere gli occhi, gli argomenti ancora non sufficientemente chiariti per un'adeguata valutazione del rischio dei pesticidi, tra cui:

a) la tutela dell'infanza dagli effetti a lungo termine che possono venire dai residui negli alimenti ma anche (forse soprattutto) dall'esposizione attraverso l'ambiente di vita per chi risiede in zone ad agricoltura intensiva. Tra le sostanze che possono presentare specifici rischi per l'infanzia, comprenderei senz'altro quelle con effetti sulla regolazione neuroemndocrina e/o sulla tiroide (queste ultime soprattutto ove permangano situazioni di insufficiente apporto alimentare di iodio.

E' interessante a questo riguardo lo studio di Roberta Tassinari e Sabrina Tait del Reparto di Tossicologia Alimentare e Veterinaria, Dipartimento di Salute Pubblica Veterinaria e Sicurezza Alimentare dell' istituto Superiore di Sanità.

"Tra i pesticidi utilizzati in agricoltura e per usi non agricoli (disinfestazioni, giardinaggio) i più diffusi sono gli insetticidi organofosforici, di cui il Clorpirifos (CPF) è un importante rappresentante. Del CPF sono noti gli effetti neurotossici tanto che la U.S. Environmental Protection Agency ne ha bandito l'uso domestico. Il CPF infatti, come tutti i pesticidi organofosforici, è un inibitore dell'acetilcolinesterasi, enzima che controlla i livelli del neurotrasmettitore acetilcolina nel sistema nervoso centrale e periferico. L'esposizione cronica agli organofosforici può portare a perdita di memoria, depressione ed insonnia. Gli effetti del CPF sono particolarmente rilevanti quando ad essere esposti sono gruppi di popolazione maggiormente vulnerabili come le donne in gravidanza, e di conseguenza il feto ed i bambini; studi sperimentali mostrano come, in queste fasi, il CPF può interferire in maniera permanente con lo sviluppo neurocomportamentale (Veronesi et al, 2008)".

I nostri risultati dimostrano, per la prima volta, che il pesticida organofosforico CPF è un IE, con meccanismi inediti ed inattesi ed effetti a lungo termine sulla regolazione neuro-endocrina e tiroidea.

Altri pesticidi organofosforici potrebbero condividere lo stesso meccanismo, con ricadute per la tutela della sicurezza alimentare, da almeno due punti di vista:

- è importante tenere conto delle recenti acquisizioni scientifiche nella definizione dei limiti massimi di residui per i pesticidi negli alimenti, tutelando sempre di più il feto e il bambino, che possono essere maggiormente suscettibili;

- occorre valutare attraverso appropriati modelli sperimentali gli effetti congiunti dovuti alla presenza contemporanea negli alimenti di più pesticidi con lo stesso meccanismo.

b) la valutazione del problema del "multiresiduo" cioé della presenza negli alimenti di residui di sostanze multiple, tutti presi individualmente entro i limiti legali, ma con un possibile effetto sommatorio soprattutto ove il bersagliotossicologico sia lo stesso.