Come sta andando EXPO? Niente bene. Quale sarà l'impatto del TTIP sull'economia? Nullo, se non addirittura negativo. Le mosse delle multinazionali danneggiano tutti, tranne loro stesse.

Ieri al Popolare Summerfestival Marco Bersani ha presentato il libro "Nelle Mani dei Mercati, perché il TTIP va fermato (Cittadini sul pianeta)."

Tra i vari spunti molto interessanti della discussione, Bersani ha fatto presente che è possibile coinvolgere contro il TTIP vaste aree politiche, anche lontane, perché in realtà il trattato è una fregatura per tutti, tranne che per le multinazionali.

Interrogati sui vantaggi del TTIP, infatti, numerosi studi di ricerca hanno prodotto risultati deludenti, i più rosei prefigurano un aumento del PIL nelle aree interessate di mezzo punto percentuale (a partire dal 2027!), e uno striminzito pareggio di posti di lavoro (dieci milioni persi contro dieci milioni guadagnati).

Ora, al di là del fatto che una domanda del tipo "dimmi i vantaggi del TTIP" fa chiaramente capire la volontà di chi paga (sarebbe come chiedere a un istituto di ricerca per quali motivi la Juve è meglio del Milan), ma rispondere mezzo punto di PIL tra dieci anni significa che il TTIP (con i suoi enormi costi sociali) ha meno impatto di una latteria.

Dire poi che si perdono 10 milioni di posti di lavoro qualificati (essenzialmente nell'agricoltura e nella piccola industria, settori devastati dal trattato), per recuperare altrettanti operatori nel campo della ricerca, o con mansioni notevolmente più umili, equivale a sancire una disfatta totale del trattato.

Ergo, non dobbiamo avere paura di avere come compagni di avventura chi non la pensa come noi: seguaci della crescita infinita, padroncini, agricoltori convenzionali, imprenditori, biscazzieri alla Briatore, olgettine, artigiani del lusso, tutti saranno spazzati via dall'ultraliberismo che conferisce alle multinazionali poteri maggiori rispetto a quelli delle leggi nazionali. Tutti sono nostri alleati contro gli occulti cavalieri del TTIP.

Il primo nemico di questi pagliacci è proprio l'economia che fingono di difendere. Un esempio concreto ce l'abbiamo osservando i risultati economici dell'orrendo baraccone di EXPO. L'iniziativa ha distrutto con pratiche mafiose un enorme territorio agricolo, ha segnato un precedente terribile sul lavoro volontario a favore di iniziative profit, ha fatto entrare multinazionali ripugnanti nel dibattito sul cibo, ha spezzato in due l'antagonismo ecologista. Tutto questo in cambio di che cosa?

Nel mese di maggio hanno varcato i cancelli di Expo 2,7 milioni di persone, ovvero circa 90 mila al giorno. Se le cose andassero così, si arriverebbe di poco sopra ai 16 milioni. Un po' poco per una manifestazione che ha un punto di pareggio a 24 milioni di visitatori paganti.

Ancora peggio va l'indotto: taxi, alberghi e ristoranti non fanno segnare il pienone che si sarebbe potuti aspettare. Anzi. I commercianti di Milano sono nervosetti. I ristoranti sono forse il comparto più in sofferenza. Stranieri (ancora) non se ne vedono e anzi si registra addirittura un calo, attorno al 30%. Forse si tratta di concorrenza arrivata direttamente dai padiglioni dell'Expo, lontani da Milano (sennò, che costruivi a fa'?) e provvisti di ristorazione. Le ricadute del grande evento per ora riguardano solo alberghi e mostre.

Come si vede questi mega eventi non hanno bisogno di essere contestati in base a principi astratti e ideali: crollano da soli sotto il peso dei conti.

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